Sirenia – Riddle, Ruins & Revelations

Questa volta ha impiegato un pochino di tempo in più Morten Veland nel concludere le dinamiche per un nuovo disco a nome Sirenia (siamo giunti al decimo). Eppure sembra essere ancora vicino il per ora ultimo avvicendamento vocale svoltosi tra Ailyn e la francese Emmanuelle Zoldan. Non so dire esattamente se i Sirenia ci abbiamo guadagnato qualcosa o meno (certi segnali li recepisci tardi), ma di sicuro questo continuo “valzer di cantanti” non aiuta al mantenimento di una certa stabilità anche se poi va a creare determinate “ere”. Ma tanto poco importa mi direte, a gestire il tutto troviamo sempre l’ex Tristania, e i dischi da questo punto di vista parlano chiaro.

Sorpresa e curiosità non fanno più tappa da queste parti e ogni speranza viene affidata all’estro creativo di Morten. Paure e domande si alternano vorticosamente e le aspettative rimangono sempre fredde. Possiamo dire che attorno ai Sirenia si sia creato un clima di forte apatia, talvolta scosso ma sempre guardingo nell’aspettarsi un qualcosa di “solito” e sufficiente.

Potrebbe fare notizia il nuovo Riddle, Ruins & Revelations? Direi di no. Tutto dipende da che tipo di rapporto siete riusciti a far maturare con il gothic/symphonic metal dei Sirenia. Anche se bisogna spezzare della lance a loro favore perché sputare dischi con tale continuità senza andare a sfiorare il baratro è comunque sinonimo di cura e abilità.

A piccoli passi Riddle, Ruins & Revelations dispiega una tracklist furba, compatta e ben costruita, capace di allontanare con mestiere i pericoli di pungenti e dolorosi filler. Canzoni epocali probabilmente non ne sentiremo più da qui in avanti (se non per sbaglio), e c’è rimasto ben poco da spremere su quest’osso più volte ruminato; però questa nuova fatica ci prova a comporre un qualcosa di dignitoso e brillante, e io non posso fare a meno di dirlo seppur con voce bassa (anche se penso che il disco si esporrà a facili/precoci bocciature).

Si tenta a questo giro la carta dell’immediatezza, di accenti elettronici più presenti rispetto al passato ma che non vanno a snaturare la precisa volontà del loro DNA. Le canzoni sono sempre studiate per quel minimo e vanno tutte sopra ai quattro minuti mentre la voce di Emmanuelle Zoldan senza spiccare in personalità riesce a trasmette un senso di stabilità che probabilmente lega bene con le strutture scritte da Veland.

Un primo ascolto mi aveva fatto storcere il naso ma poi ho dovuto ammettere a me stesso che il disco era strutturato e funzionale al mondo d’appartenenza. Addiction No. 1 ad insistere c’è da dire che funziona e si lavora bene l’ingresso mentre il meglio i Sirenia ce lo fanno sentire con Towards an Early Grave, Into Infinity (con passaggi alla Rammstein inseriti nel contesto e un ritornello difficile da scacciare), una Passing Seasons sentitissima, la solida Beneath The Midnight Sun che riporta fluttuanti sensazioni all’epoca Monika Pedersen e December Snow.

I Sirenia confermano la loro posizione strategica. Gioco forza su di loro vanno indirizzate le voglie verso un metal molto melodico e se non è questo ciò che si vuole è praticamente inutile insistere con una formazione ormai fossilizzata dentro il suo habitat. Se possibile Riddle, Ruins & Revelations semplifica le cose, prende le sue scorciatoie e in fondo non fa poi così male. Il tutto è certamente bene riassunto anche dalla scelta di coverizzare un classico pop come Voyage Voyage (che metti dove la metti fa sempre la sua figura).

Napalm Records (2021)

Tracklist:

01. Addiction No. 1
02. Towards An Early Grave
03. Into Infinity
04. Passing Seasons
05. We Come To Ruins
06. Downwards Spiral
07. Beneath The Midnight Sun
08. The Timeless Waning
09. December Snow
10. This Curse of Mine
11. Voyage Voyage [Desireless cover]

67%