Sghor – Maranathata

Non troppi anni alle spalle ma belli prolifici quelli del progetto Sghor. Una delle ultime produzioni è datata 2011, anno in cui l’etichetta francese Le Crepuscule Du Soir decide di “concedere grazia” a Maranathata, un lavoro non eccessivamente lungo (49 minuti), preparato sotto forma di semplice e gradevole digipack. Si parla di dark ambient, si parla di sensazioni unicamente personali, una location dove l’individuo percepisce ed ingloba la forma musicale come meglio crede o sente, cercando di farne il miglior uso possibile.

Non ci vuole chissà quale abilità per riuscire a fare un disco dark ambient godibile, ma di sicuro ce ne vuole per toccare l’animo profondo dell’ascoltatore, da questo lato bisogna dire che la creatura Sghor si completa molto bene. Su Maranathata troveremo musica distesa ed ariosa, i tratti sono “minacciosi”, è visivamente naturale e sotto certi aspetti pure sacrale, non c’è un vero e proprio punto di riferimento ad essere onesti, all’artista piace spaziare su mood differenti senza perdere di vista caratteristiche fondamentali quali intensità e pacifica atmosfera.

Quanti dischi dark ambient vi hanno portato lo spettro della noia? con Maranathata probabilmente non vi annoierete, questo grazie alla creatività e al tipo di ambientazioni sfruttate con stabili tocchi di mano; chiarezza, limpidità sono qualità protagoniste (ad esempio in certe occasioni saremo noi a dover scovare determinati passaggi prelibati, questo nonostante la produzione non faccia nulla nel tentare di “nascondere” ) ma stranamente inafferrabili.

L’opener Happening The è forse (ma non ne sono per niente certo) la creazione meglio riuscita, i dubbi sono forti e continui, perché anche costruzioni come Before the Ruins Came (leggiadra visuale di una giornata piovosa ma in qualche modo colorata) e Under Clouds (prima accentuata ritualità, poi si cambia registro in coda) la insidiano con prepotenza. Ma anche le statiche lame di Constantly Creating Myself, dove veniamo privati da ogni cosa per poter combattere unicamente contro la nostra immagine (c’è uno stacco con quello che abbiamo sentito in precedenza ed è abbastanza netto) e il conclusivo e breve drone di Wracaj arrivano a non deludere affatto.

Poca oscurità e sta lì a remare in altre direzioni rispetto a quella diciamo abitudinaria, Maranathata punta sul sincero rapporto delle nostre percezioni in confronto al luogo e spazio che ci circonda (dove il naturale, l’etereo, si prendono a forza il dominio sulla parte descrivibile come fredda e meccanica). Da osservare, “silenziare”, scoprire (appena 100 copie disponibili) ed ascoltare a rotazione.

Summary

Le Crepuscule Du Soir (2011)

Tracklist:

01. Happening, The
02. Before The Ruins Came
03. Under Clouds
04. Constantly Creating Myself
05. Wracaj