Saturnian Mist – Shamatanic

Finalmente arrivo al fatidico “primo approccio” con la band finlandese Saturnian Mist. Questo 2021 ha visto nascere il loro terzo disco intitolato Shamatanic, uscito sotto le cure di una ruspante e propositiva Petrichor. Black metal ed arti magiche vanno a fondersi dentro un disco certamente interessante, ma anche provvisto di qualche passaggio poco avvincente o spento (diciamo che qualche piccolo sbuffo lo si arriva a tirare). E’ presente una componente tribale che va ad appoggiarsi su un black metal ora di marca finnica, ora più circolare e dannato (emerge anche qualcosa di “grasso” ed avvicinabile ai connazionali Barathrum che va a fondersi con l’arte dei Necromantia o sensazioni alla Samael) e l’ho trovata davvero calzante alla situazione di “trance” che si vuole indurre.

Il rituale si abbevera sul versante del mezzo tempo come nel caso della prima Ill-Mystic ma saranno presenti inni old-style come Blood Magick e Chaos Is the Law (forse la mia prediletta con quel refrain da buttare fuori a squarciagola) pronti a riportarci ancor più indietro nel tempo con il loro carattere occulto/primordiale.

Otto composizioni che vedono come protagoniste l’aspra violenza controllata di The Manifestation (dotata di uno spazio sinfonico assolutamente calzante ed evocativo), l’epico coriacea Altar of Flesh and Blood (otto minuti scolpiti a ridosso di strofe dannate, declamazioni ed atmosfere oscure) e la conclusiva ossessione emanata dalla quasi straniante title track.

I Saturnian Mist fanno il loro dovere ed intrattengono per tre quarti d’ora scarsi con metodi che ben conoscono. Una canzone come The End Times in tutta la sua pacatezza urla a pieni polmoni la nazionalità di una band che ci prova ad osare anche se forse i passi a riguardo appaino infine molto piccoli.

Shamatanic è un album capace d’intrigare, però potrebbe anche lasciarvi scorrere addosso l’insidia della noia, componente che talvolta potrebbe presentarsi durante il protrarsi delle canzoni dotate di un più lungo minutaggio.

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