Rutarp è “uno che ci crede tantissimo” e il suo primo vagito da solista lo testimonia più che bene se non lo si fosse ancora capito. Il leader dei Semargl è come se facesse ammenda, come se dichiarasse: “ok, mi sono divertito abbastanza con la mia band principale, so che ho esagerato, ho voluto a tutti i costi esagerare, ma ora torno a qualcosa di più spiccatamente diabolico“. E così in poco tempo (quello che credo ci sia voluto per comporre True Primitive) eccoci confezionate queste otto tracce otto di puro e meccanizzato “misanthropic black metal style”.
Per certi individui probabilmente sarà tardi, o tardi con certi personaggi lo è in fondo sempre stato, riuscire a capire la reale qualità di True Primitive risulta quantomai un azzardo, troppi pro e contro da mettere sulla bilancia. Da un lato l’estrema semplicità ruota a favore di un classico giudizio sufficiente da zero pretese, dall’altro posso immaginarmi i più ridacchiare grossolanamente in un angolo pensando a quanto sia fuori luogo, buffo o esagerato cercare di proporre oggigiorno qualcosa di questo tipo, in questo modo.
Si, perché il black metal del progetto Rutarp è “fatto in casa”, per esibirlo basta tirare fuori due cocci, lui si occupa di ogni aspetto e ciò si sente forte e chiaro dal primo secondo all’ultimo. Il sound è proprio come ci indica il titolo, ovvero primitivo; i contorni sono costantemente zanzarosi e vagamente industriali, mentre il songwriting poggia esclusivamente su freddi mid-tempo “rolleggianti” che quasi vanno a fare da contrasto con l’interpretazione vocale di un Rutarp sempre viscerale e pronto ad eccedere ogni qual volta ne avverte il bisogno.
Devo ammettere che certe cose mi hanno preso anche bene, in primis l’opener Disposition che dopo un poco di sbigottimento riesce ad entrare in testa efficacemente (ottima la ripresa del tema a termine pezzo), anche l’ultima Manifesto è riuscita a dannarmi a sufficienza grazie alla ripetizione ossessiva del suo ritornello, il suo refrain lo amo pure distorcere a mio piacimento nella mia intimità. Posso capire comunque eventuali critiche ad un lavoro del genere, proprio per questo non posso esprimermi in qualche vaga sorta di sentenza, vi basterà solo questo tentativo d’onesto e semplice commento, lungi da me cercare di consigliarvi, forzarvi verso un qualcosa che potrà benissimo procurarvi ulcere istantanee (“ma che cazzo è sta roba“, è come se lo sentissi già pronunciare da qualche volto incredulo).
Da un lato sensazioni troppo inumane e fredde, dall’altro un tiro che comunque cerca di uscire continuamente e ad ogni costo grazie a brani come Modus Chaos, Poison, Satan My Master (un piccolo omaggio a Burzum?) o Possessed. Un flusso che gioca/punta ad addormentare l’ascoltatore per poi destarlo puntualmente con scariche elettriche, ritmiche, e adrenaliniche tanto semplici quanto -possibilmente e logicamente- stucchevoli.
Alla larga da questo ascolto pretenziosi musicisti criticoni, qui troverete soltanto un marcio tentativo proposto con mezzi totalmente spartani. Black metal nato e sviluppato unicamente per far sbatacchiare un poco la testa senza ulteriori pedanti patemi. Non bisogna farsi pretese e nemmeno cercare di alimentarle è contemplato, siete avvisati.
Summary
Noizr Productions (2013)
01. Disposition
02. Modus Chaos
03. Poison
04. Satan My Master
05. Remember (Preludium I)
06. God and Hate (Preludium II)
07. Possessed
08. Hallelujah! Antichrist
09. Manifesto