I Revolting sono null’altro che l’ennesimo progetto dell’oscuro signore/forgiatore d’arte svedese rispondente al nome di Rogga Johansson. Non ci posso fare niente, ogni volta che leggo il suo nome stampato da qualche parte finisco per ascoltare i fatti (e conseguentemente mi viene pure voglia di scrivere l’ennesimo elogio ad un personaggio che il suo piccolo monumento se lo sta guadagnano anno dopo anno), andando magari a discapito di nuove e meritevoli forze sparse sul globo. Sai che la qualità non schizzerà su livelli epocali, però sai anche che ne uscirai un’altra volta con le ossa rotte e un sorriso gaudio stampato addosso.
Basterebbero queste “pulsioni” per fiondarsi a capofitto su The Shadow at the World’s End, settima fatica a nome Revolting e nuova lezione di cosa significhi produrre sano e pulsante swedish death metal. Il disco è bello bastardo, acchiappa e non molla, rinnovando il gusto e la sapienza di chi sa cosa vuole ottenere dalla propria musica (tiro, songwriting e produzione, il pacchetto completo funziona alla grande) senza mai manifestare la voglia di progredire in un senso o nell’altro.
Canzoni rafferme nell’animo ma abili scavatrici di materia svedese. Ci troveremo immersi in piena zona Dismember (epoca dal manico più melodico) e se la loro mancanza si è fatta particolarmente sentire, direi che indugiare oltremodo nei confronti di questo The Shadow at the World’s End possa rappresentare una bella e grossa cazzata.
Non smuoviamo parole troppo ingombranti, ma questo nuovo Revolting riesce a dire davvero la sua in modo più che semplice. E’ un disco che ti “parla” con schiettezza, ed è pienamente consapevole di farti trovare un rifugio sicuro, o una porta aperta in grado di collegarti con sentimenti a tempi diversi da quello odierno.
Il brindisi iniziale viene scagliato da un mix di elementi pronti a lavorare all’unisono (Defleshed) per proseguire attraverso le ottime 1888 (al pronti e via si pensa subito alla stoica Bred for War), title track e Daggers That Mimic Life’s Pain. Ma il finale saprà rispondere con prontezza grazie alla doppietta super-efficace formata da Carnage Will Come e dall’inno Revolted By Life Itself (superba!).
Nove canzoni mordaci e spesse diversi centimetri, tutte pronte a “bagnare” il nuovo sodalizio con una Transcending Obscurity Records sempre più attenta a certe dinamiche del genere protagonista (e da qualche tempo legata all’operato di Rogga).
Summary
Transcending Obscurity Records (2020)
Tracklist:
01. Defleshed
02. 1888
03. The Shadow At The World’s End
04. Sorrow As Companion
05. Daggers That Mimic Life’s Pain
06. Dragged Back To The Cellar
07. To The Bitter Bleeding End
08. Carnage Will Come
09. Revolted By Life Itself