Slayer – Repentless

Slayer ed Iron Maiden che se ne escono con i loro nuovi dischi in contemporanea, roba da non stare più nelle pelle, da non dormirci la notte. Il me ragazzino avrebbe esultato e campato di rendita per lunghe settimane, ma purtroppo i tempi cambiano e non sempre la colpa è dell’entusiasmo o della dannata “routine” che ci avvolge crescendo. Se oggi queste notizie non producono più il medesimo e antico fervore non è di certo solo per quello.

Parole, avvenimenti più o meno tragici, rapporti che vanno avanti solo per far girare soldi (che scorrono sempre più lentamente, in proporzione al sangue in circolazione e quello versato sulla musica) anche quando ormai è troppo tardi per ribattere. Ne ha impiegati di anni l’attesissimo (sotto certi aspetti “anche no”) nuovo disco degli Slayer prima di ritrovare i suoi scarichi fumanti, quelle fiamme che troneggiano severe in copertina danno un impatto convincente, capace subito di stamparsi dentro quel particolare immaginario nostrano (sorta di ritorno a casa, ma con la consapevolezza di trovarla in qualche modo cambiata, diversa) fatto di riff pungenti e nocivi uniti ad una voce urlata/martellante, si in pratica sono sempre loro.

Sono passati ben sei anni dal precedente World Painted Blood (uno strano lusso il suo valore, in quanti lo avrebbero detto quest’oggi ?), ed è ormai inutile nascondere una certa, normale e fisiologica parabola discendente. Far passare tutto questo tempo prima di dare in pasto un Repentless qualsiasi equivale a scrivere la parola fine o qualcosa che s’annida li nei pressi. Non è servito nemmeno il nuovo ritorno di Paul Bostaph dietro le pelli, neppure con il binocolo s’intravedono le imprese dei vari -e mitici- Divine Intervention o Diabolus in Musica.

Quarantuno i minuti, non pochi da reggere su questi livelli, a maggior ragione quando i nostri sparano le cartucce migliori all’inizio (fa eccezione la killer track Atrocity Vendor posta in coda), a partire da una title track capace di sillabare tutto e il suo contrario (l’accoppiata strofa+refrain è un fiume in piena, da adorare a prescindere) e il “power-riffing” da ribellione di Take Control. Dopodiché piattezza e convenzionalità banchetteranno prepotenti lanciandoci di tanto in tanto qualche boccone da masticare. Vices si strascica con stanchezza, l’inno Cast the First Stone emerge senza arrivare ad entusiasmare mentre sarà da dimenticare -almeno per quanto mi riguarda- When the Stillness Comes. Chasing Death messa subito dietro non appare come mossa indovinata (qualche lampo lo si registra solamente al momento degli assoli), fa un pochino meglio Piano Wire -peccato suoni spenta- ma non la successiva Implode. Atrocity Vendor riporta l’adorato odore di morte (riffing strisciante e strofe libere di spiccare) prima di finire nell’apatia conclusiva di You Against You e Pride in Prejudice (ben otto minuti e mezzo in due).

Araya urla e sbraita a tutta, finendo presto vittima di pezzi non propriamente eclatanti (anche per colpa sua?) mentre le chitarre appaiono fin troppo quadrate e ordinate (gronda poco sangue), tuttavia i classici assoli non stufano mai (anche se un “Hanneman dove sei??!!” mi esce pur sempre e doverosamente spontaneo).

Quelli che volano bassi da anni sapranno amarlo a loro modo, perché diciamocelo bisogna essere amorevolmente ciechi per poter tessere eccessive lodi, o tentare improbabili paragoni con un disco che fa davvero poco o nulla per riprendersi la leadership di un tempo. Repentless è composto da una serie di canzonette fatte con il pilota automatico, ben poco arriverà ad accendersi (saremo come macchine prive della scintilla di accensione), in ogni caso mai abbastanza per il monicker protagonista, neppure se questi è in affanno da anni. Nessuna scusa, certi discorsi volti al ribasso non li vedo proprio idonei agli Slayer.

Me stesso che guarda me stesso (You Against You in tal caso capita a fagiolo), la parte giovane e ruspante che insulta quella ormai logora e disordinata, con quest’ultima che ci rimane pure male, perché mai avrebbe pensato che un bel giorno avrebbe affibbiato un’insufficienza ai mitici Slayer (dopo aver adeguatamente lottato contro la bella faccia delle buone maniere).

Alla fine fate un bel giochino, immaginate una vostra scaletta ideale da vedere materializzata dal vivo, si parte però da Divine Intervention (troppo facile sennò), quante o quali canzoni di Repentless troverebbero/meriterebbero spazio?

50%

Summary

Nuclear Blast Records (2015)

01. Delusions Of Saviour
02. Repentless
03. Take Control
04. Vices
05. Cast The First Stone
06. When The Stillness Comes
07. Chasing Death
08. Implode
09. Piano Wire
10. Atrocity Vendor
11. You Against You
12. Pride In Prejudice