Splendido affresco gothic metal l’esordio dei nostrani Your Tomorrow Alone. Trovare un debutto di questo calibro non è esattamente la cosa più scontata da trovare, soprattutto per quanto riguarda gli ultimi periodi. La formazione ottiene tale risultato con efficace quiete (il lavoro ha un suo volto estremo, ma rimane sempre molto nobile), decisione ed efferata semplicità. E’ proprio l’ultima parola a rimbalzarmi ossessivamente in testa durante l’ascolto, le melodie sono sempre semplici e ficcanti, entrano in testa una prima volta mentre la seconda sono già diventate parte integrante di noi. Quando la bellezza raggiunge forme espressive così naturali e non forzate i risultati sono esattamente gemme come Ordinary Lives.
Ma cosa troverete in questa succulente opera? Innanzitutto una ben nascosta personalità, un orecchio attento non faticherà difatti nel riconoscere subito l’origine della band. Si pesca innanzitutto in territorio italiano per certe sfumature progressive metal (spunti mai dominanti ma ben presenti), in più il cantato pulito mi ha ricordato in diverse fasi un particolare incrocio fra Roberto Tiranti e Wild Steel (e scusate se è poco). La riva del gothic metal è ben rappresentata da influenze Paradise Lost, Anathema e Tristania (c’è da specificare di come i Your Tomorrow Alone non usino cantato femminile e devo ammettere che non se ne sente affatto la mancanza), mentre le rudezze vocali e ritmiche mi hanno portato in più di una occasione alla mente l’operato degli Opeth.
Da qualsiasi lato lo si guardi Ordinary Lives appare insomma straordinariamente elegante, le canzoni sono nove e nessuna arriva a deludere le crescenti aspettative. La tracklist si svela in maniera ordinata (i miei apici li individuo all’inizio e alla conclusione) mentre la produzione giocherà una particolare partita “fluttuante”, anche quando i toni andranno ad inasprirsi (si finisce a respirare una particolare dimensione onirica permanente).
Ho trovato il growl esaltante e perfetto interprete dei momenti nel quale viene tirato in ballo, mentre sono centellinati a dovere alcuni interventi lirici in lingua italiana dall’alto tasso emozionale, particolarmente alto e vibrante.
Basterebbe la sola Renaissence per spargere e far conoscere a dovere l’abilità della formazione, ma il bello è che ne sentiremo continuamente di belle per altre intense e cingenti otto tracce. Praise For Nothing si gioca il premio per la categoria più melanconica del disco mentre The Essence Of Gloom si sviluppa ritmicamente sfociando in un momento parlato da brivido (una vocina mi bisbiglia che questo è il pezzo più bello, ma non sono infine troppo sicuro di dargli retta). L’inizio di Guilty è pura accademia, intimo e toccante come sarà il suo svolgimento (il cantato sembrerà affacciarsi dalla finestra per guardare con sguardo afflitto tutto quello che lo circonda).
Sono rintocchi puramente goth a dominare la melodia autunnale di Bursting Hope mentre Far From The Sight risulta un modo di mostrare (timidamente e spigolosamente) i denti. Le due voci/anime si fondono in un turbine continuativo su One Last Breath (davvero apprezzabili i cambi tempo), andando a creare speciali “ponti emotivi”. Ma sarà esattamente quando penserete di aver ascoltato tutta la positività possibile che vi arriva in grembo la semi acustica Agony (praeludium) con il suo lento scivolare interiore (bellissima e lacrimevole la sua evoluzione). In Silence chiude il disco per mezzo di un tormentoso crescendo teatrale, lasciandoci a dir poco imbambolati e pronti a far ripartire il tutto ancora una volta.
I complimenti vanno anche alla My Kingdom Music per aver estratto dal profondo underground il monicker Your Tomorrow Alone (anche se fosse solo per questo disco), e per aver dunque consegnato ad una certa storia una “nuova speranza tricolore”. Questi si che sono timidi influssi d’invidia che vanno oltre confine.
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Summary
My Kingdom Music (2012)
Tracklist:
01. Renaissance
02. Praise for Nothing
03. The Essence of Gloom
04. Guilty
05. Bursting Hope
06. Far from the Sight
07. One Last Breath
08. Agony (Praeludium)
09. In Silence