Purtroppo il tempo è tiranno e non mi da attualmente scampo per quanto riguardo la ricerca. Così mi rode non poco il fatto di non poter dar occasione ai primi tre dischi della band svizzera Wolf Counsel (cosa che si dovrebbe sempre fare prima di mettersi lì a tirare giù due righe a riguardo). Ci vuole sempre una certa “fermentazione”, soprattutto quando i dischi messi alle spalle iniziano ad essere non pochi, ma talvolta capita di non poterla applicare, e così mi ritrovo qui a scrivere di Destination Void in modalità “vergine”, un salto nel buio in pratica, ma comunque sia, un piacevole salto nel buio.
I Wolf Counsel confezionano infatti un disco pronto a far sanguinare di passione ogni buon seguace del doom metal che si rispetti. La loro formula è tanto semplice quanto efficace e si abbevera direttamente alla fonte dei Candlemass. Avremo quindi un certo “intuito epico” a sguazzare e farla da padrone, questo andrà ad unirsi alla voglia di “incantare si, ma con tristezza e spirito malinconico”, spingendo su ritmiche rarefatte (ma prodotte molto bene, il disco rappresenta da questa visuale una vera e propria “potenza”), ipnotiche e dal taglio sornione.
I brani lentamente diventeranno autentici tormentoni dai quali sarà impossibile sfuggire. Nazarene è solo la prima (sarà impossibile schiodarsi dalla testa quel ritornello) freccia di un arco ben fornito, che smetterà di scagliarci contro le sue maledizioni solo dopo una lunga e conclusiva Staring Into Oblivion (la più difficile e se vogliamo meno immediata del lotto senza ombra di dubbio). Salta all’orecchio la prestazione vocale di Ralf Winzer Garcia (autentico mattatore del disco), ed è evidente il suo tentare di ricalcare le orme di un certo Messiah Marcolin, ma a suo favore finirà per giocare un certo grezzume che riuscirà ad allontanarlo quanto serve dalla fonte primaria (per avvicinarlo con le dovute diversità all’operato di Gerrit Mutz con i Dawn of Winter).
Destination Void si poggia con fermezza sopra una tracklist ferrea e solida. Ogni canzone finirà per lasciare granelli di qualcosa all’ascoltatore (assolutamente lacrimevole Mother of all Plagues, capace con semplici accorgimenti di riportare in vita lo spirito Manilla Road), facendo diventare ogni nuovo giro più interessante di quello precedente.
Detto di una produzione presente, “pressante” e potente, non ci resta altra alternativa se non quella di finire vittime dei vari sortilegi denominati Nova (fra le mie preferite), Men of Iron, Men of Smoke (qui si avvertono persino influenze alla Primordial) e la trascinante Tomorrow Never Knows.
Destination Void è davvero “tanto” e con calma serafica riesce prima ad invadere e poi a riempire fino al bordo un dato e preciso spazio. Non gli servirà necessariamente molto tempo, la forma e l’andamento delle canzoni tende ad acchiappare da subito, nemmeno fossimo sotto l’influenza di un qualche arcano sortilegio.
Summary
Endless Winter (2019)
Tracklist:
01. Nazarene
02. Nova
03. Mother of all Plagues
04. Men of Iron Men of Smoke
05. Destination Void
06. Tomorrow Never Knows
07. Staring Into Oblivion