Deathstination stava aspettando che qualcuno lo notasse, la sua uscita risale al 2007 ma solamente nel 2011 la I,Voidhanger Records ha deciso di dargli meritata ristampa. L’esordio proveniente dalla Danimarca da parte dei Woebegone Obscured non sarà di certo un “must have” in materia funeral doom, però dispiega a dovere le sue armi, lasciando dietro di sé un sacro, piacevole e tormentoso carico.
Si trascina dietro non poca voglia di oscurità Deathstination, la tipica di chi vuole impressionare da subito. Niente trovate innovative o incredibilli shock, nessun momento che possa portare in qualche modo una ventata di freschezza, qui troverete solo una lercia ed opprimente atmosfera dal principio alla fine.
I cercatori di pepite oscure avranno fatto senz’altro i salti di gioia a loro tempo (addirittura doppi se aggiungiamo la “totalità” rappresentata dalla nuova copertina prevista da questa ristampa), durante questo “annegamento” sonoro protratto per 45 lunghi ed insormontabili minuti. La tracklist si divide in quattro pezzi portanti, più una breve quanto indovinata strumentale (note tristi traspaiono dai suoi tre minuti di vita), quattro brani in grado di raggiungere alti picchi di atmosferica opacità. Da segnalare assolutamente l’ottimo growl “mefistofelico”, capace di sostenere e caricarsi sulle spalle i momenti topici del disco, ovvero di quando la musica sembra intenzionata a trascinare l’ascoltatore verso un quieto e perenne stato di sonnolenza (caratteristica che fa molto “old style”).
La produzione aiuta sicuramente quell’impressione “abulica”, tanto vero che ascolti svogliati o distratti potranno facilmente bollare un prodotto che necessita invece di costante attenzione. Eppure è così bello poter usufruire di suoni così spontanei eppure ancora acerbi, sono in tanti purtroppo a non accorgersi di quanto questi possano ampliare positivamente le sensazioni di un preciso ascolto (scegliete chi o che cosa volete essere prima). Non c’è un muro sonoro perfettamente bilanciato, pulito e potente? amen, perché il risultato è lo stesso, raggiunto tramite diverse, conclamate ed anestetizzanti vie.
La coltre fumogena che si manifesta è compatta ma non si tira indietro nel dare talvolta un vago senso di evasione, mi è praticamente impossibile individuare un brano migliore di un altro, posso solo confermare ampiamente il valore più che sufficiente dell’intera opera, e sperare che i risultati possano solo migliorare nell’avvenire. Quando il funeral death/doom invecchiato e da cantina riesce così bene, bisogna correre ai ripari, chiudere le pratiche e procurarselo al volo.
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Summary
Autoproduzione (2007), I,Voidhanger Records (2011)
Tracklist:
01. A Gust of Demention
02. Maestitia
03. Coils of Inane Comatose
04. Stalactites
05. Deathscape