Unru – Die Wiederkehr des Verdrängten

Atmosfera, oscurità e catarsi: il secondo album degli Unru è un vero gioiello

Tornavano dopo sei anni dal debutto Als Tier ist der Mensch nichts i tedeschi Unru. La band, nata plasmando un sound grezzo e aggressivo che univa black metal e crust punk, ha evoluto il proprio stile verso atmosfere più riflessive, profonde e viscerali. L’energia caotica delle origini è stata sostituita da composizioni più complesse, calcate, pregne di una loro forza magnetico/intuitiva. La componente black metal preme con forza, ma siamo lontani da ottenere una “forma classica” del genere. Adesso si percepiscono tonalità oscure, tracciate con pennellate dense e cariche di sofferenza, sospese su suggestivi e appropriati quadri in movimento.

Un equilibrio così delicato avrebbe potuto facilmente crollare se gestito con meno perizia. Eppure gli Unru restano in primis freddi e impervi. Vanno poi ad assemblare frammenti di musica estrema in un contenitore sonoro disturbante e non facilmente inquadrabile (atmosfera, oscurità, forza e intensità coabitano efficacemente).

C’è davvero molto da vivere e respirare in Die Wiederkehr des Verdrängten. Il secondo full-length degli Unru, uscito nel 2022 per Babylon Doom Cult Records, torna ora con la ristampa su Vendetta Records, offrendoci l’occasione di riscoprire questo album carico di denso mistero e personalità.

Cambi di registro e paesaggi interiori in movimento

I 54 minuti complessivi scorrono senza fatica, tanta è la qualità e l’abilità della band nel trasportarci lungo una scia di note schiaccianti, introspettive e spesso mutevoli. Posso subito menzionare lo stacco che si registra tra l’opener rituale Kråkstad (spettri nordici e Dead Can Dance si affacciano a controllare) e la successiva, rapida e sludge title track. L’album prosegue con altre tre composizioni di lunga durata. Veri e propri viaggi in cui gli Unru sperimentano, divagano, plasmano e fanno vibrare le corde dell’anima. All’interno di questo sound, diverse melodie si fondono in nuclei tormentati che si sovrappongono in modo quasi naturale, dando vita a un arazzo sonoro armonioso, stratificato e ricco di sfumature.

Die Wiederkehr des Verdrängten rappresenta un’opera senza dubbio sincera e profonda. Emerge un lato sensoriale di spicco (soprattutto quando spuntano i vocalizzi femminili, autentici “passaggi a livello” per poter ergersi su un piano superiore), che lascia campo libero all’evoluzione della carriera degli Unru. Un taglio certamente più introspettivo per un disco che evidenzia con sicurezza la maturità compositiva raggiunta. Ci sono momenti davvero importanti (tutta la coda di Der Hauch der Freiheit mi pietrifica puntualmente ogni volta), e nel mezzo non si perde mai di vista il senso sulle cose ben fatte. Sofferenza, coinvolgimento e visceralità si intrecciano, dando vita a un cerchio sonoro ambizioso, spesso di altissimo livello. E’ un prodotto denso di stimoli e riflessioni, e proprio per il coraggio dimostrato nel voler osare, merita attenzione e rispetto.

Questo flusso sa come meravigliare. Vale davvero la pena lasciarlo scorrere.

80%

Summary

Babylon Doom Cult Records (cd, lp), Colossus Records (mc), 2022, Vendetta Records (2025)

Tracklist:

01. Kråkstad
02. Die Wiederkehr Des Verdrängten
03. Der Hauch Der Freiheit
04. Hungersteine
05. Eintausend Stimmen

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