Quaranta minuti del genere da un disco d’esordio acquistano già in partenza doppio valore. Qui bisogna fermarsi, puntualizzare, ragionare ma anche far muovere un certo sognante istinto, parola questa che finirà a farla da padrona su The Path Of Seven Sorrows.
The Scars In Pneuma è un progetto italiano che guarda con onore all’immortale melodic black metal nordico anni ’90 (si formerà da subito un canale naturale). Tanto vero che all’interno delle canzoni qui partorite nascerà una sorta di “derby produttivo” tra le nazioni di Svezia e Norvegia. Determinare un lato vincente è piuttosto semplice (direi Svezia), ma non così scontato come si potrebbe adesso pensare, poiché l’aura arcana della Norvegia farà sentire vibrare i suoi colpi, colpi solitamente difficili da cancellare dalla mente la volta inculcati. The Path Of Seven Sorrows trae giovamento da questa sorta di fusione e lo fa attraverso le “solite” parole che contraddistinguono un album ben riuscito (nevralgica ispirazione e una semplicità mai fine a se stessa). Perché è questo ciò che il disco fa: “ti inghiotte, ti seda con semplicità fornendoti continui spunti che si alimenteranno da soli negli ascolti successivi”.
I più attempati rivivranno vecchie emozioni forse rimaste sopite, e non ci vorrà molto a realizzare quanto The Path Of Seven Sorrows sia autentico e sincero regalo per chi ha speso ore di passione dietro un determinato e distintivo sound. Ricreare l’andato immaginario, renderlo “reale” e concreto oggi è di certo la missione più difficile da compiere per chi si approccia alla formula. Ma tante volte tale componente da sola non basta a far muovere certi ingranaggi della mente, bisogna anche convincere e avvolgere in pari misura, e sarà dunque a ridosso di questo scoglio che il nome The Scars In Pneuma vincerà la sua personale battaglia.
Ascoltare, vivere quest’album farà nascere continui brividi, un piacere che non vedrà mai calare un singolo briciolo d’attenzione. Le note si mantengono in bilico, innalzano carne e spirito su melodie circoscriventi, drappi ideali che si stendono con precisione a ridosso di una prestazione vocale roca, impastata, necessariamente oscura, ulteriore quanto definitivo puntello volto al paragrafo atmosferico (quando l’interpretazione diventa così calzante da diventare il famoso “strumento aggiunto”).
La sicurezza e la quiete che ne deriva sono nel loro piccolo impressionanti. La tracklist diventa così un rullo emotivo da vivere con dovere nella sua interezza (Souls Are Burning forse forse si erge sul resto anche per merito di un azzeccato stacco femminile, ma non ne sono così convinto), vietato interrompere. Calzante la copertina con il quadro di Francisco Goya a conferire la necessaria tumultuosità all’opera (collante dei sensi) e buona anche la produzione che riuscirà nel formulare l’idonea immersione crepuscolare.
Summary
Promethean Fire (2019)
Tracklist:
01. Devotion
02. Souls Are Burning
03. Spark To Fire To Sun
04. All The Secrets That We Keep
05. Dark Horizons Ahead
06. The Glorious Empire Of Sand
07. Constellations