The Man-Eating Tree – Harvest: malinconia finlandese in territorio gothic metal
Secondo full-length per i finnici The Man-Eating Tree, una formazione che aveva predisposto bene le cose e sembrava pronta per compiere il grande salto. Il “grande pubblico” poteva già arrivare a questo giro, o a quello dopo, è solo una questione di tempo e di fortune.
La band propone un gothic metal dai tratti eleganti e doom, con forte enfasi sull’atmosfera. Potremmo inquadrarli come continuatori di un percorso lasciato troppo presto in sospeso dai Sentenced (non solo per la presenza di Vesa Ranta alla batteria). Ma sarebbe riduttivo bollarli come semplici copie della sfortunata – ma blasonata – formazione. I The Man-Eating Tree sono meno immediati e meno “rock” rispetto ai loro compatrioti, e amano strizzare l’occhio a strutture soffuse care al lato romantico dei Paradise Lost o alle malinconie ritmiche tipiche dei Ghost Brigade.
Su Harvest aspettatevi rallentamenti, voci soffuse e delicate, e una dose massiccia di eleganza. Ovviamente, bisogna essere patiti assoluti del genere per reggere i 53 minuti di durata. Le dieci canzoni risultano tutte riuscite, anche se alcune riescono a spiccare più delle altre. In linea generale, questo lavoro verrà compreso appieno solo da pochi, mentre i “simpatizzanti” o i “passanti del caso” resteranno sull’uscio, in attesa di uscite magari più ruffiane.
Confronti sommessi e affinità profonde
Restando in Finlandia, come termine di paragone potrei citare i Sham Rain, altra band passata abbastanza inosservata ma meritevole di totale attenzione. Le due formazioni condividono quel particolare velo di tristezza che si appiccica all’intimità del fruitore come colla. I The Man-Eating Tree parlano attraverso un linguaggio smaccatamente melodico, ma lo fanno con cognizione, mai in modo avventato. Ripongono nelle canzoni attenzione e uno spirito che riesce nel difficile compito di farsi voler bene.
At The Green Country Chapel è una suadente traccia d’apertura, sicuramente atipica per band di questo genere. Stessa cosa si può dire per Code Of Surrender (riuscirete a non pensare ai Paradise Lost?), suggellata da un lirismo ammaliante, spesso “sporco”, pregno di una ruvidità che marchia ogni traccia in modo personale. Armed farà scendere sicuramente qualche lacrima, con un approccio letale alla Sentenced o a un lavoro più di nicchia come Fallen dei For My Pain.
Intensità e delicatezza anche nella seconda parte del disco
Proseguendo abbiamo una Like Mute Companions che si lancia con forza in uno splendido finale vibrante e intenso, mentre Exhaled incanta con il suo lento e “arpeggioso” incedere (il refrain è un piccolo gioiello ammaliante). Down To The Color Of The Eye è inquieta, quasi difficile da inquadrare: si muove su uno strano dondolio prima di gettarsi in un finale “sentimentalmente letale”. È di trasporto il ritornello sgraziato di Incendere, mentre All You Kept Free si candida come una delle migliori canzoni del disco (che tiepido candore esce fuori dal refrain). Si chiude con la notturna eleganza di Karsikko, brano che sembra messo appositamente in coda per far metabolizzare lentamente tutte le sensazioni vissute in precedenza. Doveroso infine il tributo a un’altra sicura influenza come i Type O Negative, con il remake dell’indimenticabile Everything Dies.
Se amate la Finlandia e il suo triste modo di far trasparire emozioni, adorerete quasi sicuramente – e senza mezze misure – questo Harvest. Se vi ritrovate nei nomi citati lungo la recensione, non esiterete a innamorarvi di questa raffinata leccornia.
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74%
Summary
Century Media Records (2011)
Tracklist:
01. Harvest Bell
02. At the Green Country Chapel
03. Code of Surrender
04. Armed
05. Like Mute Companions
06. Exhaled
07. Down to the Color of the Eye
08. Incendere
09. All You Kept Free
10. Karsikko
11. Everything Dies (Type O Negative cover)