The Konsortium – s/t: black metal vibrante e deviante, fra direzione chiara e oscuri limiti
I The Konsortium esordivano nel 2011 con un disco omonimo edito da Agonia Records. Il loro intento era quello di solleticare l’attenzione degli ascoltatori del black metal cosiddetto “mainstream”, fatto di attivi sensori ritmici e deviati.
Alla fine, l’album ha avuto il suo passaparola, forse anche più del suo effettivo valore (vedete quanto conta essere raccolti dalle persone giuste). Non c’è, nello specifico, qualcosa che non funzioni: le otto canzoni passano veloci e indolori (sarà proprio questo il problema?). Troppo presto però l’entusiasmo iniziale finisce per appiattirsi, cala, andando a morire poco a poco su territori senz’altro positivi, eppure privi della necessaria particolarità.
Ogni brano, nel suo piccolo, dà il contributo alla causa (comunque riuscita: la professionalità paga in qualche modo), ma credo che, se venissero slegati fra loro, finirebbero per fare miglior figura rispetto al classico – e obbligato – ascolto completo. Diciamo che proseguire nella tracklist fa lievemente smarrire attenzione e quel coinvolgimento fondamentale per lavori di questo tipo.
Tradizione norvegese e pulsioni moderne: un suono sporco che vibra
I The Konsortium vogliono intrattenere l’ascoltatore senza troppi giri cervellotici o vagamente tali. La proposta è diretta, e si abbevera alla sorgente di ciò che sono diventati nel tempo i Satyricon. Anche formazioni come Khold, Tulus e Solefald (interessanti e ben inseriti i brevi spezzoni vocali che ricordano proprio gli ultimi citati) vengono chiamate in causa. La produzione enfatizza al meglio un suono accennato allo sporco ma comunque vibrante, e sporca sadicamente il tutto con pastoni misti di marciume da una parte e pulizia dall’altra.
Questo black metal dai risvolti heavy e dai ripetuti mid-tempo parte egregiamente con Gasmask Prince, sicuramente uno dei brani cardine del debutto. Si nota subito, oltre alla “massa strumentale”, l’ottima prestazione vocale: adeguata alle varie situazioni e psicotica. Più malsana e maleodorante è Lik Ulven, altro pezzo da tenere a mente, soprattutto per l’abilità con cui varia registro (e qui le linee vocali alla Solefald si stampano inquietantemente in testa). Nel suo svolgimento i meriti maggiori vanno ai frangenti più rapidi e ficcanti.
Anthem scorticante Under the Black Flag: perfetta unione sonora tra Satyricon e Khold, con una prova vocale molto buona e insana. Decomposers, straziante, melodica e lenta, è un po’ più convenzionale ma ugualmente interessante nel suo criptico e pachidermico intrattenimento. Knokkeklang è una reiterata deviazione senza punti di riferimento, mentre Slagens Barn aggiunge al calderone sonoro anche qualche strofa in pieno territorio Shining. Funge da leggero tallone d’Achille Onwards! Onwards!, mentre la conclusiva Tesla – dai tratti horror e dal cantato inquietante – riattacca la spina con giuste e consolidate armi.
Si ruota attorno all’abbondante sufficienza (e non potrebbe essere altrimenti, mi viene da dire). Il disco diverte e saprà farsi apprezzare nella maniera più consona. L’acquisto è consigliato, nonostante i limiti del caso siano abbastanza evidenti.
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62%
Summary
Agonia Records (2011)
Tracklist:
01. Gasmask Prince
02. Lik Ulven
03. Under the Black Flag
04. Decomposers
05. Knokkeklang
06. Slagens Barn
07. Onwards! Onwards!
08. Tesla