Tre anni dopo l’esordio Pray for an Afterlife, The Juliet Massacre tornano con Human Abuse, senza deviare dalle coordinate sonore tracciate sin dall’inizio.
Anzi, il tempo sembra aver rafforzato quella precisa volontà, rabbiosamente professata in passato dai The Juliet Massacre. Strutture pronte a spingere i limiti, facendo schizzare i parametri verso l’alto, mentre l’impatto si fa -se possibile- ancora più estremo, frenetico e incontrollabile.
Il respiro sottrattoci resta però immutato. Con Human Abuse, i The Juliet Massacre aumentano vistosamente le dosi di brutalità vocale (ad integrare troviamo un pig squeal a rotta di collo) e massacrano con strumenti ancora più chirurgici tutto ciò che c’è da distruggere. In pratica, il loro secondo disco è l’eco di ritorno di un debutto che, ancora oggi, potrebbe contendersi il “primato discografico” ai punti. A chi dare il trono, lo deciderete voi a posteriori, ma intanto io voto per Human Abuse.
L’esperienza comincia a “pesare”. La senti crescere costante durante lo svolgimento di Human Abuse. Le piccole falle precedenti (da intendersi come “leggeri cali di intensità”, che a queste velocità si percepiscono doppiamente) sono state prontamente colmate dagli The Juliet Massacre. Messo tutto a punto e oliato, il meccanismo è stato ripristinato, pronto a lanciarle con una forza doppia, quantomeno rispetto a quella a cui ci eravamo abituati. Ovviamente, il rischio di sfiancarsi rimane, ma è un prezzo chiaro e limpido da mettere in conto quando si sceglie di tuffarsi in uno stile così pungente, istantaneo e tecnico. Questa musica ha il solo obiettivo di precedere ogni fottutto pensiero razionale.
Technical death metal, slam e deathcore fanno capannello nel creare energia sovrumana. Brutalità che non ammette a corte neppure la più microscopica delle repliche.
Non è un mistero che l’ascolto possa rivelarsi ostico, con momenti che si trasformano in puro amianto da ingerire senza preavviso. In certi frangenti, reggere sarà davvero difficile. Poi, naturalmente, tutto dipende da che tipo di ascoltatore siamo e da ciò che cerchiamo nelle diverse manifestazioni sonore.
La title track apre al mondo spargendo veli epici e drammatici. Earth Annihilation mette subito le cose in chiaro, secca nevrosi che spinge, brutalizza e sa quando fermarsi. Choking The Last Breath attraversa anche territori melodici cari al Nord Europa, mettendo in luce una sorprendente varietà vocale che arriva persino a sfociare in un ritornello pulito e dannato.
Si percepisce chiaramente quanto si siano divertiti nel costruire e intrecciare tutte queste linee vocali. Mentre Drown in The Dust ci conferma la tipologia di album che stiamo affrontando, e certe piccole differenze rispetto al predecessore.
Con questa consapevolezza ben salda, tuffarsi nelle tracce successive diventa un autentico piacere. The Tragedy of the Guns punge e striscia ossessivamente. Beaten & Killed rimbalza beffarda e gutturale, mentre Freedom of Speech sfodera un refrain massiccio e intenso su chitarre dal gusto svedese. Slam Against the Injustice mantiene fede al suo titolo, così come Gli Anni di Piombo, unico brano in italiano, che si erge a feroce denuncia, perfetta per chiudere sipari e siparietti.
Per rendere il reparto vocale ancora più completo, vario e folle (e vi accorgerete presto di quanto sia curato nella sua irruente eccessività), oltre ai due cantanti in formazione troviamo le partecipazioni di Alessandro Falà (Sawthis, su Choking The Last Breath), Radism (Spasm, su Slam Against The Injustice) e Julien Truchan (Benighted, su The Tragedy of the Guns). Presenze che non solo aggiungono ulteriore ferocia, ma impreziosiscono anche alcune composizioni, portandole a un livello differente.
The Juliet Massacre danno vita a 36 minuti di pura possessione. Una volta terminati, voltarsi potrebbe essere pericoloso: vedere la realtà a occhi nudi fa sempre la differenza, e prendere coscienza dell’entità del danno lasciato completerà l’opera. Human Abuse scuote, frulla e trivella senza pietà, lasciandoci addosso un sapore ferroso e certi flash evocativi dell’immagine di copertina. Qui, tutto è stato raso al suolo per celebrare il trionfo della distruzione umana.
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68%
Riassunto
Autoproduzione (2015)
Tracklist:
01. Human Abuse
02. Earth Annihilation
03. Chocking the Last Breath
04. Drown in the Dust
05. Suffering in a Lake of Solitude
06. The Tragedy of the Guns
07. Beaten & Killed
08. Her Violated Body
09. Freedom of Speech
10. Slam Against the Injustice
11. Gli Anni Di Piombo