The Dead – Deathsteps To Oblivion

The Dead – Deathsteps To Oblivion: Death metal e atmosfere putride dall’Australia

Clima ribassato, terreno arido, Deathsteps To Oblivion degli australiani The Dead è esattamente ciò che il titolo lascia intendere (e la copertina trasmette). Piccoli movimenti scanditi verso l’agognato patibolo, una quiete apparente posta come inganno, lente e maleodoranti esalazioni che vagano con l’unico scopo di stordire e disorientare.

I Nostri dimostrano di sapere il fatto loro e, con questa mezz’ora abbondante, musicano il loro inferno ideale e gli ultimi passi necessari per raggiungerlo. La Transcending Obscurity si rivela ancora una volta attenta nell’esaudire i desideri di chi cerca prodotti di un certo livello: qui si trova una forma di death metal rallentata e “sludgy”, ideale colonna sonora per chi mette l’atmosfera al primo posto tra le proprie esigenze. Un toccasana per quei momenti in cui riflessione e odio iniziano la loro singolare partita (vedi Maze of Fire).

Tempi lenti e affondi catramosi

Non ci vorrà molto per prendere coscienza del valore di quest’album, della sua “normale particolarità” e della sua capacità di trasmettere sicurezza dietro ogni passaggio. I tempi lenti dominano, ma i The Dead non si fanno mancare accenni più sostenuti, blasfemi o catramosi (Disturbing the Dead, l’inizio di The God Beyond e la title track). Sarà senz’altro il ritmo a prendere presto le redini, facendoci scivolare in uno strano clima onirico (chi ha detto di nuovo The God Beyond?!) che autentica il nostro “pagamento”, il tributo che nel profondo avvertiremo come necessario. Un richiamo soporifero che sembra giacere e attenderci in un luogo sospeso fuori dal tempo.

Eppure, nonostante l’impatto iniziale sia di un certo livello, si riesce a mantenere nel contempo un alto tasso di longevità. Deathsteps To Oblivion rapisce e invoglia a essere riascoltato subito, scacciando così il possibile spettro della noia (in netto contrasto con il suo incedere), e poi ti spinge ad esaminarlo in una speciale e abulica esplorazione.

Il tempo si ferma sulle funeree melodie (l’etichetta death doom può essere di fatto scomodata, pur senza volersi fermare troppo sui riflettori). Infauste incantatrici, melma che magicamente si dispiega (Terminus) grazie a una produzione abile nel sottolinearne la potenza ritmica e l’elettrico trasporto. Il terzo album di questa creatura australiana agisce come una tagliola, ma il movimento è chiaro: vedremo la trappola chiudersi lentamente, come fosse una pianta carnivora. I rumori sono banditi, il profilo è tenuto volutamente basso grazie a un songwriting ben poco ridondante. E sarà esattamente lì che arriveremo a giocare la nostra personale partita con l’opera.

Quanta poca ruffianeria sarete disposti a tollerare? Deathsteps To Oblivion è una chiara dimostrazione d’amore per la musica. Per chi – nel concepire un album simile – cerca solo e soltanto l’incontro con la sua essenza più pura. Si prova ad afferrare il “vero” e niente di meno. Vi sembra poco?

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Riassunto

Transcending Obscurity (2014)

Tracklist:

01. Maze of Fire
02. Disturbing the Dead
03. The God Beyond
04. Terminus
05. Deathsteps to Oblivion

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