Taake: Noregs Vaapen – Il ritorno del black metal norvegese
Non si può non pensare al freddo, alla misantropia e a un certo tipo di epicità senza che la mente corra subito alla musica marchiata Taake. Hoest, sin dal lontano esordio Nattestid Ser Porten Vid, ha tracciato una strada personale e maleficamente efficace. Come pochi altri hanno saputo fare nella scena black metal mondiale. Il trademark era lì, già pronto e codificato alla partenza, preparato per essere successivamente plasmato attraverso dischi sempre speciali, soprattutto confortanti.
Certo, volendo essere puntigliosi, il precedente ed omonimo disco non aveva troppo entusiasmato. Nonostante l’inaspettata e aggiuntiva dose di ferocia, il lavoro si faceva apprezzare giusto per la solita classe di fondo e poco altro. Il classico lavoro “stanco” che si trascina alla meglio fra alti e bassi, colpendo al cuore solamente i fidi devoti o i ciechi sostenitori della causa. A me, comunque, era piaciuto discretamente, sebbene non regga il confronto con quanto fatto in precedenza.
Chitarre che tagliano senza compromessi
Ma è tempo di parlare del quinto capitolo intitolato Noregs Vaapen. Un lavoro che riporta il monicker Taake su livelli decisamente importanti, bissando (almeno per quanto mi riguarda) il successo avuto dall’ottimo terzo disco Hordalands Doedskvad (i primi due non credo saranno più raggiungibili, altre metodologie, altri tempi). Penso che questa release sia quanto di meglio potesse offrire Hoest nella sua evoluzione come musicista. Ad essere sincero, non mi aspettavo tutta questa “bontà spirituale”. Soprattutto non mi aspettavo chitarre così belle e affascinanti, capaci di immobilizzare e inchiodare secondo tradizione senza dimenticarsi di offrire costante sinuosità.
Noregs Vaapen è bello tutto. Ho provato a cercare un preciso punto debole (a volte lo ricerchiamo quasi volutamente, in preda a qualche sorta d’indole capricciosa), ma alla fine ho dovuto desistere da tale missione. Nonostante alcuni pezzi spicchino nettamente sul resto (Fra vadested til vaandesmed, Orkan, Nordbundet e Dei vil alltid klaga og kyta), non si potrà fare a meno di nessuna di queste sette perle.
Tutte le caratteristiche conosciute – e adorate – lungo il tragitto intrapreso assieme alla band sono amalgamate ottimamente sul disco. Sarà possibile rimanere folgorati da care e tipiche trame dei vecchi tempi, per finire poco dopo immersi in una certa irruenza “rolleggiante” spuntata qui solo in un secondo momento. Il tutto viene suonato senza la minima forzatura (a parlare c’è solo un’anima marcia e corrotta). E con la convinzione di chi sa perfettamente cosa è richiesto quando ti cimenti nel black metal (e scusate se è poco).
Hoest: cinque dischi di puro black metal norvegese contro ogni critica
Hoest assesta un colpo deciso a chi lo critica. Si parla e si blatera molto riguardo la sua persona, ma intanto sono diventati cinque i dischi di puro ed incontaminato black metal norvegese (c’è bisogno di ricordarlo che quando questo è ispirato non c’è altra nazione che possa competere?) sui quali “sfamarsi” ogni volta che se ne avverte la necessità (e scusate se è poco, parte seconda).
Noregs Vaapen ne ha davvero per tutti. I più nostalgici, attempati ed emotivi ascoltatori andranno in estasi lungo tutta Fra vadested til vaandesmed (che chitarre, che batteria, e quale grandiosa prestazione vocale) e si faranno trasportare dalla armoniosa ma al contempo malefica ed aspra Orkan. I più casinari o i novellini impazziranno molto probabilmente per tracce quali Nordbundet (cosa non è l’ultimo minuto e mezzo, perdio!) o Myr (parte pure il Taake “far west” con l’uso del banjo alla conclusione del brano; la cosa preoccupante è che non ci sta nemmeno così male).
Introspettiva, eclettica, magari poco riuscita ma egualmente affascinante è Du ville ville Vestland (il finale resta in ogni caso da pelle d’oca), mentre Helvetesmakt rinverdisce il loro classico sound grazie ai soliti ruggiti di Hoest (si tocca anche il momento più epico dell’album grazie alla presenza di un coro altamente imponente) e a chitarre di assoluto trasporto. I dieci minuti di Dei vil alltid klaga og kyta snocciolano con sagacia una continua e degna apoteosi della sei corde. S’increspa e termina così questo interessante e grandioso (per chi vorrà vederlo così) disco.
L’evoluzione del monicker Taake: mantenere la magia adattandosi al tempo
Non gettatevi a peso morto su Noregs Vaapen (non come belve assetate, ecco) credendo di ritrovare pari pari l’antica magia di un tempo. Quella c’è, ma i Taake la modellano al meglio per poter rientrare nell’ottica di “crescita” e per stare, infine, al passo con i tempi e i gusti che cambiano lentamente pelle. Hoest riesce quindi nel non facile compito di centrare perfettamente l’obiettivo senza cedere (o svendere) un solo grammo di personalità.
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74%
Riassunto
Svartekunst Produksjoner, Karisma Records (2011)
Tracklist:
01. Fra vadested til vaandesmed
02. Orkan
03. Nordbundet
04. Du ville ville Vestland
05. Myr
06. Helvetesmakt
07. Dei vil alltid klaga og kyta