Non avevo trattato bene il loro esordio Misanthropic Path Of Madness, ricordo di aver lasciato gli Svarttjern con l’augurio di ritrovarli più ispirati o quantomeno più convincenti rispetto a quel -per me- sfortunatissimo capitolo iniziale. Nel 2011 è arrivata pronta la risposta, la scena viene invasa con una release che finalmente rende merito agli sforzi di questa giovane band norvegese. Guidati ancora una volta dall’ugola malata di HansFyrste (conosciuto per la sua militanza nei Ragnarok) i nostri si applicano al meglio durante quaranta minuti di puro, blasfemo e soprattutto valido black metal.
Sarà il dinamismo a trionfare su Towards The Ultimate, finalmente i riff appaiono vincenti, colpendo positivamente già a partire dal primo fugace ascolto. Si gode senza il minimo sforzo durante un viaggio che si presenta maturo al solo guardare l’immagine di copertina, altri elementi che denotano passi in avanti li otteniamo anche dalla produzione, capace d’enfatizzare al massimo il lato più rude di questo malefico combo.
Ma si poteva intuire tutto ciò, bastava informarsi sull’etichetta che stava lavorando oscuramente al prodotto, stiamo parlando della polacca Agonia Records, e Towards The Ultimate rappresenta l’ennesima conferma di capacità, di saper “quando e come entrare”. L’immagine della conoscenza e competenza nei confronti di un genere sempre più difficile da maneggiare con il protrarsi degli anni.
L’onnipotenza regna sovrana su Breathing Soil, nella più avvolgente semplicità gli Svarttjern piazzano distinta superiorità, roba che farebbe invidia a tanti nomi blasonati (che bello poi quell’alone malinconico di fondo). Per immaginare il black metal proposto dal gruppo norvegese dovete pensare ad una malsana unione di formazioni come Ragnarok, Taake, Khold e Marduk, questi i primi ad essermi balzatimi in mente, ma altri quasi sicuramente vi raggiungeranno in base ai vostri ascolti. L’album non conosce soste e travolge qualsiasi cosa incontrata sul cammino, Hellig Jord elargisce interessanti passaggi oscuri, Superior Growth incanta nei suoi vitali cambi-tempo (per niente “scontata” la costruzione di un brano del genere) e Aroused Self-Extinction affascina, “frigge” e trasporta l’ascoltatore su un terreno freddo e velenoso. La seconda parte del disco si apre con le impronte svedesi di I Am the Path Part II, brano in grado di spargere ai quattro venti rinnovati ed importanti metodi composti da un certo spessore. Ma la band non rischia, non si inceppa e bada continuamente al sodo con le seguenti Desolate Predictions, Unmasked Violation of Life (veloce e “thrashy”), Through Madness and Sanity I Am (pura e semplice blasfemia) e una For What Blooms Without Lust che pone fine alla pratica per mezzo di spirali armoniche, idonee a chiudere quel cerchio iniziato egregiamente dalla magnifica Breathing Soil.
Questo disco spiega molto bene con i fatti come si possa fare bene senza dover cedere a compromessi o evoluzioni varie. Towards The Ultimate incanta seguendo determinate tavole scritte, lo fa bene, così bene da esaudire le richieste di chi ancora cerca dischi classici e musica capace di resistere alle insidie del “progresso”.
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70%
Summary
Agonia Records (2011)
01. Breathing Soil
02. Hellig jord
03. Superior Growth
04. Aroused Self-Extinction
05. I Am the Path, Part II
06. Desolate Predictions
07. Unmasked Violation of Life
08. Through Madness and Sanity I Am…
09. For What Blooms Without Lust