Srodek – Förfall

Srodek – Förfall: il black metal malinconico e atmosferico di Jon Backlund

Dopo un limitatissimo esordio datato 2008, lo svedese Nekrofucker (alias Jon Backlund, già in Eldrit e Svarti Loghin) arriva alla realizzazione del primo disco “di peso” con i suoi Srodek. La A Sad Sadness Song si accolla l’uscita, con la speranza di bissare l’attenzione suscitata dagli appena menzionati Svarti Loghin.

Förfall, nel suo piccolo, è un lavoro molto interessante. Il punto di partenza è un black metal melodico/depressivo, ma la proposta ci mette di fronte a strani momenti “happy” e ariosi (anche se su base fortemente “pensierosa”) che cambiano un po’ le carte in tavola, rendendo il disco variegato quanto basta e particolarmente intrigante.

Le canzoni avanzano con spiccato senso ritmico e sono dotate di una cadenza affascinante. Questa caratteristica permette ai brani di scardinare gli ordinari flussi di memoria. In aggiunta, trovo la copertina perfettamente calzante al lato musicale (isolamento, abbandono e solitudine dominano la scena anche se a volte sotto mentite spoglie). Far riuscire questo connubio non è mai semplice e, quando accade, è giusto rimarcarlo.

Förfall ci presenta una musica che amo definire “d’accompagnamento”, ideale (stranamente) per quando si è affaccendati in altro o semplicemente quando la testa vaga altrove. È la sua grande semplicità a renderlo così positivo alle mie orecchie. Una semplicità che non stufa mai e anzi rema con forza a suo favore, rendendo il prodotto longevo quanto basta (l’ascolto scivola via davvero rapidamente).

Förfall: traccia per traccia tra suggestioni e semplicità

Förfall è composto da cinque canzoni più le consuete intro/outro, per quasi quaranta minuti di musica. La prima di queste è Bleak, brano dal grosso pregio di stamparsi in testa grazie a versi spiritati e chitarre profondamente malinconiche. La produzione è semplice e pensa a riempire il campo per mezzo di chitarre soporifere, che aprono platealmente la scena al reparto vocale. Quest’ultimo si manifesta tramite uno screaming roco, profondo e misterioso (sofferto sì, ma mai portato su livelli strazianti). Abile nell’indovinare le metriche ideali e le conseguenti ferite da aprire, guadagnandosi una considerevole fetta di merito.

La title track è una lenta nenia che ricorda non poco l’operato dei Lifelover, ma Srodek punta a ben altri obiettivi e non perde mai di vista quel suo semplice e cingente metodo incantatore. Il mio apice l’ho raggiunto sulle note di Rotboskogens Djup. Bellissimo lasciarsi prima perdere e poi ritrovarsi, più dolci, a ridosso di quel ritmo malinconico. È invece quasi sbarazzina Vågtjärns svarta vatten, canzone da “sorrisi e lacrime”, giusto per rendere l’idea dei livelli emotivi che si possono toccare ascoltando questo lavoro. Ödestad è come un saluto rivoltoci da lontano, un gesto compiuto con deliziosa calma e dal duplice intento soporifero e penetrante, a dimostrare come in certi casi voler strafare non porti a nulla.

Se siete in cerca di nuovi (o usati) abiti per l’autunno/inverno, tenete in forte considerazione Förfall. Certe sensazioni hanno sempre l’insensato bisogno di nuove note da fagocitare.

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Summary

A Sad Sadness Song (2011)

Tracklist:
01. Echoes from the Past
02. Bleak
03. Förfall
04. Vågtjärns svarta vatten
05. Rotboskogens djup
06. Ödestad
07. Outro

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