Ci sono voluti ben otto anni per avere un successore di Thin Red Line, ma oggi possiamo finalmente accogliere Against the Abyss, settimo album dei coriacei Soul Demise.
I Soul Demise non sono esattamente gli ultimi arrivati. Sono in giro dal 1993 e i loro primi prodotti sono nati a cavallo degli anni 2000. Sono rudi e abili forgiatori di death metal melodico e il loro sguardo punta spesso e volentieri verso la Svezia. Le conseguenze di questa scelta sono facili da immaginare.
Against the Abyss non nasconde di certo le sue velleità. Il nome At the Gates rimbomba in lungo e in largo, ma assieme a quello si potrà notare il lato più arcigno degli In Flames con in aggiunta qualche rustica scossa alla Heaven Shall Burn. I Soul Demise non firmano un disco destinato a segnare un’epoca, ma riescono comunque a tenerci compagnia con solidità e con quell’asprezza viscerale che sembra impressa nel DNA delle band tedesche.
Ho apprezzato a dovere Against the Abyss. Il disco cela al suo interno alcune tracce davvero emozionati e viene in parte scalfito da altre che non ottengono purtroppo lo stesso grado d’incisività. Ma infine l’ago della bilancia pende dalla parte positiva e tenendo duro si potranno vivere questi tre quarti d’ora abbondanti senza troppi sbadigli.
I Soul Demise si esprimono attraverso un metal che potremmo definire “antico”, nel senso più genuino del termine . Il loro ascoltatore ideale probabilmente vede i capelli farsi sempre più bianchi, ma ciò non toglie che anche le nuove leve possano apprezzare Against the Abyss. La produzione, infatti, regge bene l’urto dei tempi moderni, e certe melodie vincenti dovrebbero essere in grado di abbattere qualsiasi barriera generazionale.
Un viaggio nella tracklist:
Destiny’s Edge irrompe e pretende solo complimenti (il ritornello è davvero ottimo). Un’apertura che conquista: ispirata, trascinante, con un riffing a dir poco magnetico.
L’equilibrio tra potenza e melodia è sacro per i Soul Demise, e un brano come Uncharted sta lì a dimostrarlo. In questo caso la band riesce a chiudere il cerchio in modo convincente, sciorinando diverse situazioni interessanti e ben collegate tra loro.
A seguire troviamo la tellurica Broken Skin (che richiede più ascolti per essere assimilata), la schiacciante e cupa Scattered by the Storm, subito bilanciata dalla più veloce, rapida e brutale Unseen Void.
La seconda metà dell’album si apre con il riff seducente di Unbreakable, brano che, tra una cosa e l’altra, finirà tra i miei preferiti dell’intero Against the Abyss. La successiva Echoes of Time è una comprimaria che fa il suo dovere, mentre Lost in Reality riesce a spiccare grazie a un refrain davvero efficace.
Un po’ debole Last Breath, mentre con Glimmer of Hope si torna a pungere, con un impatto più classico. Una gradita “voce fuori dal coro” arriva in chiusura con Veil of Solitude: quasi sette minuti che rallentano le frequenze, ma colpiscono forte grazie al riffing d’apertura e la strofa che ne consegue.
Against the Abyss suona come una rivalsa dopo un momento difficile. Un disco creato e suonato da gente del mestiere, che resta fedele al nome Soul Demise e riesce a farci rivivere quelle emozioni fluttuanti tra la Svezia e quei percorsi sonori capaci di coniugare impatto e melodia.
Il voto non sarà esagerato, ma il piacere rimane.
Summary
Apostasy Records (2025)
Tracklist:
01. Into The Abyss
02. Destiny’s Edge
03. Uncharted
04. Broken Skin
05. Scattered By The Storm
06. Unseen Void
07. Unbreakable
08. Echoes Of Time
09. Lost In Reality
10. Last Breath
11. Glimmer Of Hope
12. Veil Of Solitude