Immaginate un lento magma sonoro fluire, increspato, dissonante, evanescente ed eclettico. Ora costruitevi da qualche parte un’immaginaria fusione comprensiva di Arcturus, Ulver, Ved Buens Ende con tocchi alla Emperor/Limbonic Art/Blut Aus Nord o a volte vagamente Borknagar (per un qualche vago sentore epico fluttuante). Tanti, forse troppi i nomi buttati li, difficile immaginare cosa ne può scaturire vero?
Eppure i francesi Smohalla sono riusciti a formulare la loro arte senza dare mai quell’impressione di “eccesso”. Il debutto Résilience è un lavoro che in tre quarti d’ora riuscirà a disorientare come pochi, in ogni frangente, ogni spina di ogni brano segue canali tutti suoi, senza curarsi minimamente della comune forma canzone. Si vuole stupire creando rinnovate formule e alternative soluzioni, una fabbrica di “situazioni” difficile da decodificare in semplici parole.
Pensano da grandi e convincono, determinando il seme dell’attenzione già dopo un primo bislacco approccio, ma pensare di ascoltare Résilience senza smarrirsi è anche pura utopia, la concentrazione dopo poco andrà a farsi friggere, e la fine che ci attenderà, sarà quella di venir inghiottiti dentro un vortice fatto di fantasia ed immane creatività. Si può ancora fare avantgarde black metal di un certo livello usando le soluzioni dei grandi? Gli Smohalla con il loro debutto rispondono con un bel “si” rotondo, il bello sarà anche realizzarne la convinzione, impossibile non rimanere almeno incuriositi dalle continue idee messe in moto da questi voluttuosi otto brani.
Ogni composizione fa parte di un grande mosaico dagli strani colori, difficile scindere i diversi e continui momenti, tutti suonati con riflessiva perizia e grazia a ripetizione, raggelante il pensiero di trovarsi “solamente” di fronte ad un debutto (la domanda scatta automatica: “dove diamine mai andranno a finire?“).
Fredda sinfonia, sibili acuti di “black metal ancestrale”, elettronica urbana a contrastare l’introspezione, il testimone viene passato di mano come una patata bollente, mandando la noia a bivaccare su altri pianeti. Résilience è da assaggiare, almeno da provare una sola volta, potrà sedare i desiderosi di instabilità, come forse saprebbe fare solo un portentoso farmaco, ma allo stesso tempo potrà triturare lentamente di noia i più distratti e poco propensi alla continua sperimentazione.
Da parte mia questi francesi si prendono un bel applauso e un totale incoraggiamento a continuare in questo modo, tale coraggio va senz’altro premiato, nell’attesa di poter ascoltare altro fuori dai canoni.
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Summary
Arx Productions (2011)
Tracklist:
01. Quasar
02. Au sol les toges vides
03. Le repos du lézard
04. Oracle rouge
05. Marche silencieuse
06. L’homme et la brume
07. Aux mille dieux
08. Nos sages divisent