Six Feet Under – Unborn

“Simpatico”, è questa la parola che mi rimbalza continuamente in testa durante e dopo l’ascolto di Unborn, ennesimo malevolo parto della sozzura Six Feet Under. Niente di dispregiativo però, il concetto è chiaro, aspettarsi qualche fiammata considerevole è diventato utopico, ma bisogna anche ammettere di come il divertimento sia stato così efficace da attanagliarmi questa volta da cima a fondo, senza black-out.

Undici pezzi vincenti, che non riscrivono assolutamente niente di nuovo (a parte forse la stramba opener Neuro Osmosis, un brano a cui serve un poco di rodaggio in più rispetto al resto), e che vanno dritti al sodo senza mai schiodarsi. Semplicità al potere è “l’imprevedibile” motto, baciato da una ritrovata freschezza, con un Chris Barnes intento nell’azzeccare diversi tormentoni senza dover per forza calcare la mano nel recitare ossequiosamente il suo personaggio (si capisce benissimo che è lui, questo non cambierà nei secoli dei secoli, ma un poco di controllo a favore del brano a volte riesce a giovare di brutto al prodotto).

Produzione potente e rotonda che ben si trascina, mentre la “fabbrica del riff”  è sempre pronta per lisciare pelo e contropelo in maleodorante successione. Come già detto è certamente contro corrente posizionare Neuro Osmosis in cima alla scaletta, qualcuno potrebbe perdere le staffe anzitempo, ma la pazienza ripagherà già con l’attacco di Prophecy (“sentite qui come vi trasportiamo con questa strofa della madonna” sembrano dire i Six Feet Under), da quel punto in poi, problemi o sussulti vari saranno prontamente banditi a favore del consueto carnaio protratto sino alla conclusione. Di grasso che cola dentro ne troviamo a palate, ma su tutte vorrei ergere Decapitate, la spinta di Incision (..every single orifice bleeding..) e Inferno (subito candidata come miglior canzone dell’anno alla sezione “co-protagonisti”). Merita invece menzione particolare The Curse of Ancients con il suo pesantissimo incedere, l’ideale parola fine a tutte le ostilità, in modo particolare per un disco di questo tipo.

Unborn possiede ritmo, è senz’altro ben costruito (penso ad esempio alla sostenuta Alive To Kill You, capace di entrare in scena nel posto giusto al momento giusto), e ha il pregio non da poco di non far mai sbadigliare. Il classico disco da mettere in circolazione per i momenti di sfogo, istanti positivi/brutali che richiedono l’affiancamento di un nevrotico headbanging e di air-guitar a manetta. Zero problemi, solo tanto sfogo con l’amicone di merende Chris, un’altra volta lesto nel condurci beati e famelici nel calderone del più sporco groove death metal.

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Riassunto

Metal Blade Records (2013)

Tracklist:

01. Neuro Osmosis
02. Prophecy
03. Zombie Blood Curse
04. Decapitate
05. Incision
06. Fragment
07. Alive to Kill You
08. The Sinister Craving
09. Inferno
10. Psychosis
11. The Curse of Ancients