Scream Silence – Scream Silence

Scream Silence e quel potere malinconico che continua ad agire

Quanta passione per il monicker Scream Silence. Quante volte mi vengono in mente ascoltando altre band, e quante volte mi tocca citarli in qualche recensione dai risvolti poco più “pesanti”. Il loro dark rock/metal è riuscito sempre a soggiogarmi amabilmente. I loro vecchi lavori li ho letteralmente consumati e, anche quando hanno perso un poco di smalto (naturale corso degli eventi), hanno continuato a sfornare lavori dignitosi.

Ma questo disco omonimo arrestava questo “sentore di discesa” per catapultare la formazione tedesca su livelli nuovamente eccelsi e rigogliosi. Gli Scream Silence si perdono un pochino per colpa di una lunga durata (forse), ma dimostrano sempre di sapere come prelevare essenza dallo scrigno delle meraviglie, con buona pace dei brani da ricordare, che diventano mano a mano sempre più numerosi.

Chi non conosce la loro musica deve pensare a un ben radicato spirito dark. Si parte ovviamente da The Cure e The Sisters of Mercy per arrivare a toccare i territori più sperimentali dei Paradise Lost (e quindi d’ovvia derivazione Depeche Mode) o quelli cupi e notturni dei Moonspell. Il loro stile non è mutato poi molto lungo gli anni. I loro pezzi rimangono sempre melodici, hanno tiro e spesso sono veloci e catchy (anche se amano rallentare bruscamente per abbracciare l’ascoltatore romanticamente; il miglior esempio è posto proprio in apertura con Wayfare).

Leggerezza apparente ma si formano solchi profondi

Gli Scream Silence fanno musica easy, ma vanno oltre il concetto della banalità, perché i pezzi arrivano a creare una loro speciale dipendenza, ti entrano dentro per poi non uscirne più. Per poter apprezzare la loro musica bisogna essere “sentimentalmente pronti”, idonei a vivere qualcosa di altamente “mieloso” e malinconico. Nel loro pescare altrove hanno però trovato una base distintiva (anche grazie al profondo ed intrigante cantato di Hardy Fieting), che unisce chitarre elettriche a una timida ma basilare trama elettronica. I brani scorrono in questo modo lisci e candidi, sono leggeri come piume ma lasciano dentro solchi profondi, solchi con i quali dovremo giocoforza raffrontarci.

Se già li conoscete e li seguite, non serve sapere altro: il disco omonimo vi stupirà per l’ennesima volta. Credo che Scream Silence vada benissimo anche come primo approccio con la band, tanto per capire cosa ci aspetta da lì in davanti (o dietro). A tal proposito consiglio tre brani per riassumerlo al meglio, tre pezzi che semplificano il loro stile mostrando le loro diverse facce (così diverse eppure così uguali). Innanzitutto abbiamo l’opener Wayfare, classico “lentone” diluito e cingente come pochi. Poi Dreamer’s Court, mid tempo atmosferico dal gusto triste (e con un refrain da ricordare) e infine Surd, dove invece ci mostrano il loro fattore “immediatezza”.

Un album che accoglie: bellezza diffusa e brani da scoprire

Se tutto ciò riuscirà a smuovere qualcosa in voi, il resto dell’album vi aspetterà paziente e a braccia aperte. Perché di canzoni belle se ne trovano ad iosa. Mi vengono in mente One, New Flood, Blushed (quell’hit che passa sempre troppo inosservata) e Cocoon. Ma anche quelle che qui tralascio, infine, appaiono convincenti. Solo una manciata avrà bisogno di un ulteriore ascolto, fattore accettabile comunque vista la durata complessiva.

Sentimentaloni/e, qui c’è da versare lacrime senza paura di essere visti. C’è da sognare, e non c’è modo migliore di farlo se non in compagnia degli Scream Silence. Indubbiamente fra i migliori esponenti del sentimentalismo fatto rock.

  • 70%
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Summary

Out Of Line (2012)

Tracklist:

01. Wayfare
02. One
03. New Flood
04. Dreamer’s Court
05. Blushed
06. In These Words
07. Surd
08. Horizons
09. Downside
10. Days Of Yore
11. Solitude
12. Cocoon

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