Elettronica riflessiva e minimalista per l’esordio dei polacchi Scindite, il loro ep omonimo agisce per mezzo di contorni organici, sfaccettati e sotterranei, intrattiene piacevolmente senza mai chiedere in cambio niente. O forse qualcosa inconsciamente finisce davvero per chiederla, sono i contorni che vuole, linee distanti e forme spettrali pronte a manifestarsi di tanto in tanto (come invisibili impulsi), giusto il tempo di qualche grigio sospiro prima di morire, sparire.
Impossibile giudicare o anche solo “valutare”, parlarne troppo diventerebbe per certo controproducente, la musica dei Scindite non va imbrigliata a parole, va solo lasciata libera, rovesciata addosso, senza accenti di preavviso o incredibili aspettative da tutti i giorni. Lasciatela stendere, sospirare, mutare, vagare sino alla particolare cover di Cantara (Dead Can Dance), qui proposta con coraggio, a loro modo, in qualità di prezioso orpello conclusivo, un tassello che non snatura, non eccede, ma pensa solo ad accrescere ciò che è venuto prima.
Spigoli, piccoli spostamenti polverosi, rumori, passi e sussurri. Scindite è l’ascolto ideale per socchiudere gli occhi (anche se solo per breve tempo), e per donarsi quella piccola dose di pace necessaria.
Elogi dunque alla Toten Schwan Records per aver reso il prodotto “fisico” (in precedenza lo si poteva ascoltare solamente sul loro bandcamp), avvolto dentro un digipack che al solo vederlo sa già di piccolo tesoretto da dover possedere.
Summary
Autoproduzione (2014), Toten Schwan Records (2015)
01. Dum Spiro
02. Respice Finem
03. Difficilis
04. Signum Temporis
05. Cantara (Dead Can Dance cover)