Secondo lavoro solista in breve tempo per Dirk Scheuber (Project Pitchfork), il nuovo Changes rafforza tutto il buono fatto sentire su The Me I See e ne rappresenta la naturale prosecuzione. L’introspezione diviene se possibile ancor più profonda e stupiscono la calma e l’autorità di questi dodici brani -e i loro sessanta minuti- che si possono girare da qualunque parte possibile-immaginabile ma che risultano ispirati e mai noiosi. Ciò non toglie il piacere di poterci gustare alcune hit d’immediata presa decisamente meglio riuscite (ma su fatiche di questo tipo è aspetto fisiologico) rispetto ad altro, ma un disco va sempre guardato nella sua interezza, e nel suo particolare gioco di pesi -che bisogna sempre tenere in mente al momento dell’espressione di un parere- Changes non delude affatto, riuscendo a mantenere una media di tutto rispetto ma soprattutto invidiabile per molti. D’altronde l’esperienza maturata sulla scena elettro-dark non può essere vanificata così, a maggior ragione quando ci si trova davanti ad un progetto che vuole esplorare il carattere umano e la lotta viscerale che ogni giorno ci ritroviamo ad affrontare.
Con questi pretesti pensare di sbagliare era davvero difficile, a maggior ragione se pensiamo alla presenza della Trisol dietro, etichetta che di certo non si butta su un prodotto così alla cieca, senza prima conoscere a fondo ciò che finirà a produrre.
Scheuber non avrà di certo quella voce indimenticabile (opportunamente modulata con saggezza dove necessario), ma il risultato molte volte esula dal solo aspetto tecnico e su Changes potremo vivere una di queste particolari esperienze. E così a parlare/cantare troveremo un’anima, un’anima in difficoltà e pronta a esplorarsi nell’intimo per mettersi a nudo di fronte alla silenziosa platea di ascoltatori. Tali coordinate sincere sanno come insidiarsi fra le più apprezzate, o almeno fra quelle che finisci per ricordarti nei momenti speciali. Potrei menzionare Wire, Form e Fragile, tre canzoni che meglio di altre riescono a semplificare il concetto espresso, tre canzoni pronte a far riaffiorare prepotentemente la pinna degli anni ottanta dalla superficie acquosa ancora oggi (oppure saltate subito al ritornello di Vibes, anche da li non si scappa).
Quel che resta a termine ascolto è davvero molto, come se ci rimanesse un pezzo dello stesso Scheuber apiccicato addosso. Riascoltare, far girare ancora e ancora, Changes nella diluizione delle “messe in scena” non fa altro che consolidare quell’impressione di “importanza” trasmessa inizialmente. E non si scappa, che sia la prima Rumors, “l’oscura e baldanzosa” Silhouette, l’agrodolce Bliss, la trainante Unbound o Ikon (l’inizio che non puoi dimenticare e accogliere ogni volta “festante”), le basi colpiscono nella loro essenzialità poiché studiate per spalmarsi al meglio su linee vocali reattive nel generare importanti tormentoni interni.
Changes è indicato a chi ha riversato lacrime e infinite malinconie sui lavori di Depeche Mode e Project Pitchfork in primis, ma senza dimenticare l’importanza di nomi come VNV Nation, Covenant e Rotersand giusto per richiamare certe sensazioni venute in mente. Questa è l’elettronica che non può venir ignorata!
A Scheuber è riuscita la realizzazione di un regalo speciale, capace di calzare a pennello sia nelle tristi e afose giornate estive quanto in quelle malinconiche invernali, enjoy!
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Summary
Trisol (2017)
Tracklist:
01. Rumors
02. Wire
03. Form
04. Silhouette
05. Bliss
06. Unbound
07. Metabeats
08. Ikon
09. Vibes
10. Spiritwalker
11. Fragile
12. Not For You