Sacrilege – The court of the Insane

La storia degli inglesi Sacrilege ha dell’incredibile. I nostri erano partiti agli inizi degli anni ’80 come tante band, facendosi notare nell’underground con una manciata di demo salvo poi tirare i remi in barca a causa di illusioni perdute. Ma il leader Bill Beadle deve aver covato dentro un qualche tipo di fiamma, l’energia del ragazzino è tornata più forte di prima (soppressa a livello produttivo in uno spazio che va dal 1987 al 2012) e si sta sfogando ancora adesso in occasione del settimo album The court of the Insane (il primo ed omonimo full-lenght è datato 2011!). Un disco semplice, coerente e valido, che finisce a pagare a causa di una produzione poco incisiva (i brani alla lunga non vengono assecondati al meglio e rischiano di stancare) e brillante.

L’heavy metal dei Sacrilege è solido, non vuole mai sorprendere pensando piuttosto ad avanzare -salvo poche occasioni- in maniera solenne ed epica. I primi nomi che vengono in mente sono certamente quelli di Judas Priest e Iron Maiden ai quali vanno però affiancati Cirith Ungol e Manilla Road a seconda delle modalità epiche adoperate.

 Il pacchetto delle canzoni è certamente valido anche se forse poteva venire tagliuzzato qualcosa qui o là ai fini di una fruizione più snella ed efficace. Praticamente ci troveremo con due “schegge” veloci per lato, la prima arriva subito dopo la buona opener Celestial City e si chiama Lies (molto riuscita), l’altra invece la troviamo in chiusura e punta a soluzioni dal taglio rock (Ride Free, meno convincente).

La voce di Bill Beadle è sufficientemente evocativa, uno di quei casi dove il mestiere riesce nel compensare doti poco incredibili; ben si sposa sui retaggi epici e sornioni che fretta mai non hanno. Così oltre alla già menzionata Celestial City vanno doverosamente tirate in ballo title track (ottima strofa per l’anthem che ci voleva, non a caso scelto per il videoclip ufficiale), The Prophet e Unhinged Mind fra i capitoli più avvicenti di tutto The Court of the Insane.

Per il resto si finisce a patire la mancanza d’incisività di una sezione ritmica a volte troppo statica. Ma le rimanenti Bring Out Your Head, Depression, No Bequeath e I Can Hear the Silence riescono a tenere a galla un disco che alla fine riesce a strappare una sufficienza tutta sua.

60%

Summary

Pure Underground Records (2019)

Tracklist:

01. Celestial City
02. Lies
03. The Court Of The Insane
04. Bring Out Your Dead
05. Depression
06. No Bequeath
07. The Prophet
08. Unhinged Mind
09. I Can Hear The Silence
10. Ride Free