Ru Fus – Rebus

Non conoscevo il progetto Ru Fus e l’occasione di fare una bella scorpacciata con il breve Rebus è stata senz’altro un’ottima secchiata di piacere dentro l’attuale calura estiva (ovvero, quando il caldo ti costringe a un qualcosa di più “agile” eccoti apparire magicamente il prodotto ideale davanti).

Le sei canzoni di Rebus non sono altro che un bel tributo al genere grunge (i nomi più famosi li ritroverete un po’ tutti ma con gusto) e non fanno altro che rinverdire ancora oggi uno stile nel tempo forse troppo poco esplorato o portato avanti senza un’adeguata fermezza di fondo generale. La piacevolezza di queste costruzioni elettrico-acustiche appare in primis liscia e semplice, ma non tarderà nel lasciarci con quel mezzo sorrisetto fatto di sfuggente malinconia nei confronti di un timbro sonoro subito inquadrabile, ma mai e in nessun modo “lagnoso” o scorretto.

A Ru Fus non serve impressionare con una produzione “altolocata” vista la scelta di lasciare spazio unico e preferenziale alle componenti fatte di anima e istinto. Solido il songwriting nel snocciolare una tracklist quieta, dolce ma anche drammatica, quasi una finestra in stile “road movie”, dove i paesaggi scorrono sotto gli occhi colorati e immobili. Preso atto della validità delle composizione non possiamo non menzionare anche la prova canora (ora sporca e ruvida, poi pregna di quei sintomi “disillusi” che la matrice richiede) del tutto calata nella parte e capace di aggiungere il necessario quid al tutto. Insomma non si rimane indifferenti di fronte a canzoni come Highway (la mia preferita), la delicata Vanish Point o title track.

Breve ed efficace, non vi farà perdere o sprecare tempo.

Summary

Autoproduzione (2017)

01.Rodeo
02.SpitMilk Generation
03.Rebus
04.Vanish Point
05.Deadly river
06.Highway