Unico movimento in grado di imporsi grazie ad alcune caratteristiche che lo resero praticamente inimitabile, l’hardcore punk italiano (1980 / 89) ha scritto pagine indelebili della nostra storia. Sarà per il “coraggioso” utilizzo della lingua madre – che personalmente adoro – o semplicemente per il suo stile peculiare in grado di riunire sotto un’unica bandiera anche gruppi apparentemente “lontani”; fatto sta che mi sento di eleggere questa corrente come l’Autentica Voce in grado di rappresentare intere generazioni, alla faccia di chi si ostina a liquidarla come semplice distrazione per adolescenti scocciati e musicalmente incompetenti. Un tempo, poi… era tutto basato sulla semplice abolizione della divisione tra pubblico e musicisti, tutti erano impegnatissimi e nessuno poteva permettersi di star con le mani in mano: o eri dentro e partecipavi oppure tanti saluti. Do It Yourself, baby!
Non è quindi semplicissimo, ai giorni nostri, tirare fuori un prodotto personale in grado di entusiasmare senza però distaccarsi dalle “ingombranti” radici degli anni d’oro.
I Rifiuto HC sono un giovane combo piemontese formato da Matteo BB (voce chitarra), Luca El Merlo (batteria) e Andrea Il Metallurgico (basso).
Un EP, questo Rifiuto Totale, acido ed incattivito, sorretto da una produzione Lo-Fi convincente, tutt’altro che confusionaria. Un rinfrescante tuffo nel passato a 360 gradi. Si, avete letto bene, perchè oltre all’ascendente di cui sopra (5° Braccio, Declino, Wretched e tutto il meglio che si possa ricordare…) nel sound dei nostri si fanno largo – a spallate – breaks e sfumature tipicamente metal mosh (D.R.I., S.O.D., Anthrax, Nuclear Assault) evidentissime sulle tracce Rifiuto, Reazione Violenta, La Barba Bianca; e polverizzanti schegge di scuola britannica (Marionette). A livello di violenza esecutiva è chiaro anche un certo amore verso l’evergreen brazilian scene targata Cogumelo (Sarcòfago e Mutilator su tutti). Un cocktail di emozionanti influenze che mi hanno fatto ascoltare questo mini praticamente quattro volte di fila, nonostante l’abuso (…verbale) di un esasperatissimo scream che potrebbe stancare sulla lunga distanza.
E i testi? Beh, direi che ben rispecchiano l’angoscia di chi si sente rifiutato, sfruttato, diverso, alienato. La rabbia di chi vuole reagire, il desiderio di cambiare la società ma anche il timore di non riuscirci.
Molti sostengono che il verbo hardcore sia eccessivamente legato al passato, che nasca e muoia insieme al catastrofico mandato Reagan / Thatcher (non so voi, ma personalmente ne sto ancora festeggiando la recente scomparsa… The Iron Bitch Is Dead! ). Affermazione che comunque non mi sento di sposare in pieno, in quanto anche nel passato più recente i motivi per bestemmiare non sono certo mancati e mai mancheranno (Sottopressione… Affluente… La Crisi… dicono nulla questi grandi nomi? ). Naturale, quindi, tributare il giusto plauso a questi punx torinesi salutandoli con uno slogan a noi particolarmente caro: Chaos, non musica!
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Riassunto
Autoproduzione (2012)
Tracklist:
01.Intro – (Male Di Vivere)
02.Rifiuto
03.Marionette
04.Donne
05.Apparenza
06.Reazione Violenta
07.Odio
08.Porco Il Clero
09.La Barba Bianca
10.Tutti Pazzi (Negazione Cover)