Gli svizzeri Promethee arrivano a tagliare il traguardo del terzo album affiancati (come in occasione del precedente e già notevole Unrest) ancora una volta da Lifeforce Records. I tempi sono decisamente maturati per questi ragazzi, e i nostri sono riusciti nel portare avanti un certo discorso senza far apparire la propria musica stagnante o ancor peggio “poco efficace” al momento dei risultati. Convalescence ci presenta così otto pezzi “belli pesi” più una strumentale (che male devo dire non ci sta), otto brani che sguazzano fra il post metal/hardcore e il melodic metal di matrice tecnico/ritmica asservito alla nobile quanto folle causa di casa Meshuggah. Al disco dei Promethee non servono troppi giri di parole per spiegare un concetto tanto basilare quanto invero ricercato. C’è la bramosia di materia groove alla base del tutto, e la frenetica ricerca dello “stacco ad effetto di rottura”, elementi pressoché onnipresenti e mai, mai veramente fastidiosi. Convalescence riesce in tal modo a smuovere il necessario, accompagnandoci per brevi e secchi minuti all’interno di una tracklist ottimamente corazzata e propensa a reggere il peso di numerosi e -si spera- repentini ascolti.
La preparazione tecnica dei ragazzi si lascia notare senza rovinare canzoni che ci appaiono vive e pulsanti da ogni lato. Possibilmente riusciremo a creare un parcheggio speciale per delle preferite (le mie sono Demons, While You Stood Still e Endless) ma bisogna anche dire che l’effetto globale riesce loro molto bene, tanto che quando rimbomberanno le note dell’ultima e sinistra Old Bones ci ritroveremo a chiederne ancora un altro po’.
La prestazione vocale è facilmente intuibile e conferisce un giusto sfogo di profondità a pezzi solidi, mai banali, supportati da una sezione basso-batteria di reale spicco e rilievo, degna partner di strutture certosine e variabili portate avanti da chitarre mai dome e sempre indaffarate nel tessere ora caos, rigore oppure straniante “calma”.
Ascoltare Convalescence è una sorta di piccolo premio, una di quelle piccole soddisfazioni da coltivare in forma del tutto segreta (l’esaltazione sarà pronta ad uscire dietro ogni angolo). Non c’è di certo il peso dei capolavori a sostenere queste fondamenta, ma nemmeno la sufficienza di un qualcosa si bello ma che infine resta lì in mezzo. No, qui dentro c’è del valore e va gustato appieno, nella maniera più consona e ideale alle nostre fottute esigenze.
Summary
Lifeforce Records (2018)
Tracklist:
01. Convalescence
02. While You Stood Still
03. Endless
04. Merchants
05. Witness
06. Demons
07. The Deep End
08. Soiled
09. Old Bones