Secondo disco per i tedeschi Pentarium. Questi ragazzi si fanno carico di una formula ormai abbastanza rodata e capace di unire la spiccata ruvidità della terra d’origine con melodie dal taglio nordico-melodico. Il risultato per confezionamento è certamente salvabile anche se devo ammettere che una certà staticità di fondo finisce a gironzolare durante i non pochi 55 minuti di durata (spavaldi i ragazzi, per niente intimoriti dal rischio).
Aggrediscono i Pentarium, ampiano pure le vedute grazie all’utilizzo di tastiere poste ad arieggiare un pochino l’atmosfera che rimane comunque “arcigna”, melodica, solida e ben pulsante. La scuola tedesca la fa da padrona e la scelta di alternare liriche ora in lingua madre, ora in inglese, conferisce qualche goccio d’aria e variazione dal contesto in più, diciamo che si andrà a togliere un pochino di particolarità dal dna per finire talvolta sul più “classico e conosciuto”.
Stupiscono favorevolmente le “meditate” Stare into Darkness (quella che mi è rimasta in testa) e Vor dem Sturm (particolare e dall’impronta spiccatamente malinconica, bella maniera di terminare l’album) mentre fra il resto spicca senza dubbio una prima parte più fresca e avvincente (guidata dalla doppietta formata da 13 e Nekropolis, ottime introduzioni al mondo creato su questo Zwischenwelt).
A guarnire il tutto troviamo una copertina che giudicherei interessante e idonea al tipo di musica trovato. Perché in fondo Zwischenwelt è un disco moderno, un disco moderno che guarda a determinate logiche dalle quali non si può evadere dal momento che decidi di mettere i piedi in dato territorio. I Pentarium ci consegnano così una seconda opera meritevole di un suo piccolo spazio, ma bisogna essere particolarmente affamati di melodic death metal per poter godere appieno di questi onesti e poderosi sforzi.