Overkill – From the Underground and Below

L’altro giorno mi era venuta una certa voglia/urgenza di Overkill e ho voluto consacrare il tutto ascoltando un disco di cui avevo dei ricordi a dir poco nebulosi.

Correva l’anno 1997 e i nostri tiravano fuori un From the Underground and Below che prometteva sfracelli già dall’immagine di copertina. Ora non ricordo nel dettaglio come esattamente venne accolto tale lavoro, ma suppongo che qualche recensione positiva l’abbia ricevuta vista la foga con la quale mi ci ero fiondato sopra. E quando si è giovincelli non si notato certe imperfezioni o meglio non le si vuole vedere affatto. Ma sono anche genuinamente convinto che il disco mi piacesse sul serio, forse rapito dal sound partorito dai Carriage House Studios e successivamente mixato da Colin Richardson.

From the Underground and  Below riusciva laddove alcuni suoi diretti compari di discografia non riusciva: aveva una produzione della madonna, pulsante ed avvolgente quanto basta per elettrizzare l’aria a dovere. Il vero problema era quello di mettere a guidare questa Ferrari ad un neopatentato, si perché la tracklist arrivava ad appoggiarsi su dei livelli di songwriting da mettersi le proverbiali mani sui capelli (un tentativo di riempire il loro classico sound con “altro”).

Non erano tanto le correnti adoperate in certe occasioni (quasi me li immagino mentre decidevano cosa mettere su una o l’altra canzone e si dicevano : “ma si, cosa vuoi che comporti, spacchiamo in ogni caso”), erano proprio alcuni pezzi a non funzionare per niente, nemmeno concedendo loro tutta la buona volontà di questo mondo.

Gli Overkill facevano la “furbata” (come se fosse una mossa molto premeditata) mettendo in apertura di disco i soli quattro pezzi che ritengo veramente salvabili, snocciolati di seguito : It Lives, Save Me, Long Time Dyin’ e Genocya (la prima e la terza le metto a svettare, della seconda mi rimane scolpito in testa quel “Miracle Man” ripetuto di sottecchi e non capisco quanto effettivamente mi piaccia).

Dalla quinta Half Past Dead (che dentro una sorta di flagellazione interiore cerco ancora di capire nella sua assurdità, quasi cercassi di lanciarle un salvagente) in poi From The Underground and Below diventa un supplizio bello che buono; con buona pace del solito enorme lavoro di D.D. Verni al basso o della coppia di chitarristi presenti all’epoca Comeau/Marino (ci provano a schiacciare).

Si cercava nel riffing di scimiottare certi Metallica del periodo d’oro (lambendo anche il verbo Panteriano) e la questione era anche interessante vista la produzione messa in atto. Il problema è che a tratti sembra di sentire la versione Overkill di Load/Re-Load dei momenti meno ispirati.

F.U.C.T. non pungeva come forse voleva fare, I’m Alright la reputo imbarazzante e sui questi livelli non si scappa neppure con la “simpatica” The Rip n’ Tear. A seguire trovavamo ancora una Promises che come hit radiofonica poteva anche funzionare e Little Bit o’ Murder che cercava di riportare un pochino di pressione e dignità fallendo miseramente.

Il Dna della band emergeva e spariva, protetto dall’ugola di un Bobby “Blitz” indiavolato e piuttosto in forma. Thrash metal ricco di groove che immergeva le mani dentro un heavy metal talvolta spruzzato di rock alternativo (ma senza perdere in solidità, si parla giusto di accenti). Si cercava di pisciare altrove senza però cogliere il bersaglio.

Ma lo sapete, nonostante tutte le avversità menzionate, a From the Underground and Below io gli voglio bene lo stesso, anche se mi tocca quest’oggi bocciarlo senza appello.

50%

Summary

Steamhammer (1997)

Tracklist:

 

  • 01.It Lives
  • 02.Save Me
  • 03.Long Time Dyin’
  • 04.Genocya
  • 05.Half Past Dead
  • 06.F.U.C.T.
  • 07.I’m Alright
  • 08.The Rip n’ Tear
  • 09.Promises
  • 10.Little Bit o’ Murder