Continua il crescendo dellla one man band inglese Nhor, che lentamente, passo dopo passo, sta raggiungendo la sua definitiva maturazione. A pensarci bene, risulta quasi strano mettere a confronto la musica e la provenienza del progetto. Per quanto la storia ci abbia abituati a meraviglie e stravaganze, dall’Inghilterra ti aspetti di tutto, ma di certo non questo.
Retaggi di chitarra che non hanno alcuna fretta di spegnersi, nessuna urgenza di chiudere il loro quieto ciclo, ci avvolgono mestamente, restando, per così dire, “lontani” e osservando da quella posizione le nostre sensazioni.
È una sensorialità naturale, priva di sotterfugi o di facili scorciatoie. Una musica che arriva melodica, senza rintocchi artificiosi o il bisogno di trovate pubblicitarie stravaganti. Le canzoni sono come passi sulla neve: lasciano un’intensa traccia da qualche parte, ma senza appesantire o provocare il più piccolo dei rumori.
Delicate note di piano e tastiera appaiono come spettri, mentre chitarre agrodolci si manifestano sotto forma di un black metal malinconico e dilatato all’inverosimile, giocato su perenni chiaroscuri che sapranno conquistare l’audience più propensa al trasporto emotivo rispetto a quella del mero e diabolico impatto. Lo standard ormai classico della Lupus Lounge è stato rispettato, e la creatura Nhor è stata lanciata. Pronta a farsi conoscere ai quattro venti, dopo essere stata per lungo tempo appannaggio dei soli addetti ai lavori.
L’arma scelta è la melodia. Una parola che attraversa l’intero disco, lo nutre maternamente anche nei momenti in cui i tempi si fanno più rapidi (pur mantenendosi sempre moderati), e trova rifugio in una produzione perfettamente funzionale agli obiettivi tanto ricercati, e infine raggiunti, almeno secondo il mio sentire. Il risultato è un insieme coeso e catartico, in cui ogni brano vale per sé ma porta a desiderarne subito un altro. E’ l’insieme a fare la forza. Within the Darkness Between the Starlight rappresenta davvero il classico esempio di questo, tanto banale quanto vero, modo di dire.
Un cullare disperso, un gesto che si compie automaticamente con la mente altrove: ogni volta mi ritrovo perso tra note sedative, ogni volta – puntualmente, al di là della volontà e dell’attenzione profusa – perdo in parte il contatto con il disco. Certo, i maligni potrebbero dire che non sia una cosa positiva, ma invece sì, lo è. La dispersione e il distacco fanno parte del gioco, soprattutto quando la musica fa di tutto per prepararne il terreno. E ci si desta e riaddormenta continuamente, riconoscendo ogni volta quel preciso momento, come semi lasciati ascoltando musica nel sonno, cuffie ancora accese.
Un cerchio che sempre si chiude: questo è Within the Darkness Between the Starlight, e trovo inutile soffermarmi a descrivere un brano piuttosto che un altro. Se avete la mente aperta e la capacità di viaggiare accompagnati da un buon disco, questo è il momento di decidere. In caso contrario, il consiglio diventa più cauto. Troppa introspezione rischierebbe di fare troppi danni.
L’apparato ambientale del passato è, sotto certi aspetti, mantenuto ma condensato e filtrato in maniera diversa. Sicuramente un ottimo modo di evolversi. Inoltre – cosa che ho molto apprezzato – le parti vocali sono inserite senza mai imporre eccessiva forza, senza manie di protagonismo, lasciando così spazio a lunghe suite strumentali perfettamente amalgamate con il clima notturno/autunnale di fondo.
Il suo essere sensoriale – e in gran parte strumentale – lo colloca, per quanto mi riguarda, tra quei lavori impossibili da giudicare numericamente. Leggete, ascoltate, decidete… oppure mischiate le carte come vi viene meglio. La pazienza, con Nhor, è una virtù di primaria importanza.
Summary
Lupus Lounge (2013)
Tracklist:
01. A Forest Draped In Moonlight
02. Within The Darkness Between The Starlight
03. Patient Hunter, Patient Night
04. The Fall Of Orion
05. An Awakening Earth
06. Rohmet Etarnu
07. The Temple Of Growth & Glimmer Ascends
08. Alnilam