Nexus Inferis – A Vision of the Final Earth

Progetto incentrato su immagini e suoni cyber-tecnologici, Nexus Inferis ci trasportano in scenari spogli e desolanti con aridità “post-apocalypse-industrial”. Gli inglesi vogliono mostrarci un mondo finito, ridotto alla disperazione, freddo e meccanicamente devastato all’inverosimile.

A Vision of the Final Earth rappresenta il loro esordio, e non si tratta certo di un debutto facile da digerire. Il suo carattere ibrido non aiuterà la comprensione da parte delle “varie razze d’ascoltatori” a cui si vorrebbe rivolgere. Questo lavoro è tanto black metal quanto “altro”: è come venire di colpo catapultati in un futuro ipotetico, dove entità come Marduk e Dark Funeral sopravvivono, ma solo dopo una qualche fusione cerebrale, come se fossero stati lobotomizzati da iniezioni “sensorial-industriali”.

Ciò che ci troveremo ad assaporare somiglia a una fusione tra i suddetti gruppi e il fare meccanizzato dei Fear Factory, con un tocco sperimentale che ricorda il lato più visionario degli …And Oceans.

Come già detto, A Vision of the Final Earth non è il disco da mettere su per trascorrere un momento piacevole. È un ostacolo ai nostri neuroni e non fa nulla per rendere l’ascolto più accessibile del previsto (o meglio, qualcosa lo fa, ma solo nell’ultima traccia, l’unica a lasciar filtrare un accenno di luce naturale). L’ascoltatore viene bombardato, isolato in una bolla, costretto a osservare ciò che resta del mondo. Nel caos che ne deriva, si alternano elementi diversi. Ritmiche potenti che evocano certi Dimmu Borgir, riff taglienti come lame, ma pervasi da una melodia violenta e perfetta, capace di inaridire anche il suolo circostante. Su tutto, si innestano voci filtrate alternate a una principale davvero bestiale.

Il bello di questo disco, così come dei Nexus Inferis, è che sfugge a ogni tentativo di incasellamento. Pur essendo un po’ di tutto, alla fine non si riesce a definirne con precisione la forma. Potremmo tirare fuori dal cilindro l’etichetta avantgarde, tanto per cavarcela, ma anche questa appare più come un azzardo che una definizione accurata.

Musica tecnologica e fredda, come se a suonarla non fossero esseri umani: forse è proprio questa l’idea che rende meglio ciò che ci aspetta. Il disco pesa molto più dei suoi effettivi 40 minuti, aggredisce fin da subito e ci fa perdere l’orientamento nelle sue gelide viscere meccaniche. L’opera assume un valore globale, da cui è difficile estrapolare singole parti (anche i brani apparentemente meno centrali, come Destroyed Aperture o Resonate the Spark Under His Eye to the Flames in Outer Space, si rivelano fondamentali), tanta è la foga, l’irruenza e la voglia di devastare i sensi inscritta nel suo DNA.

A Vision of the Final Earth è un lavoro da riscoprire ancora oggi. Da ascoltare quando si è belli incazzati, quando – segretamente – vorremmo vedere questo mondo ricevere ciò che si merita. Dovrete ricorrere a qualche “trucco del mestiere” interiore per uscirne indenni: sarete capaci di farlo? O cederete, elegantemente, il compito ad altri?

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Summary

NoiseArt Records (2012)

Tracklist:

01. Perspective
02. Tremor
03. The New Strain
04. A Vision of the final Earth
05. Beyond Evolution Rubicon
06. Destroyed Aperture
07. Resonate the spark under his eye to the flames in outer space
08. Crown of Planets
09. Cerebrum
10. Through my conscious one last time

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