Con la recensione di Naglfar – Vittra vado a toccare un mio debole, una delle mie “chicche” preferite in assoluto, quindi ne parlerò con toni trionfali. Perdonate dunque l’eccessivo entusiasmo.
La vecchia e cara Wrong Again Records è stata una delle etichette più preziose della scena estrema svedese degli anni ’90. Sfornava raramente, ma con qualità altissima (quante uscite ci sono rimaste dentro come ferite indelebili?). Tra queste, spiccava senza ombra di dubbio l’esordio dei Naglfar: Vittra.
Gli svedesi ci regalarono un’opera perfetta in ogni sua parte, una lezione pura e semplice su come si possa abusare della melodia in ambito black metal senza perdere un grammo di ferocia. Ogni singola sezione di Vittra andrebbe tatuata nell’anima: le melodie sono sublimi, di rara qualità, e si inseguono senza tregua. Trovare un’altra uscita con una concentrazione di bellezza pari a questa, per me, è impresa ardua.
Con Vittra, i Naglfar hanno liberato la magia, qualcosa di raro e speciale – una delle prime (se non la prima) produzioni marchiate Abyss Studios – capace di risvegliare quel “troppo” che resta nascosto nell’intimo. Gli anni non l’hanno minimamente scalfito: ancora oggi, seguire la voce di Jens Rydén rappresenta uno di quei piccoli grandi motivi per cui vale la pena respirare.
Tracce che lasciano il segno: analisi brano per brano
Quando parte l’opener As the Twilight Gave Birth to the Night è già delirio: come si fa a non impazzire per quelle strofe? Per quelle immense chitarre? Mi verrebbe voglia di riscrivere tutto il testo solo per ciò che riesce a evocare (vogliamo parlare di quell’ultimo passaggio?):
And a cold wind of evil
whispers my name in the forest,
I dance with witches and trolls
As the twilight gave birth to the night
I am here… Forever
Cantate. E divinate.
Enslave the Astral Fortress si apre con un taglio marcatamente heavy, poi l’urlo di Jens squarcia tutto. Le tastiere – leggere, suadenti – rappresentano un’autentica arma magica dell’album. Il ritornello? Un altro colpo da maestro, ti lascia in stato di grazia, con la sola melodia a guidarti.
Con Through the Midnight Spheres ci troviamo di fronte a un altro incipit memorabile. È impossibile non cedere al riffing e alla voce di Jens. C’è un momento mistico a metà brano (epico!) prima che tutto venga chiuso in gloria assoluta. Le chitarre non si arrestano, e macinano soltanto grandezza.
The Eclipse of Infernal Storms inizia con una vena melodica forte, per poi cedere il passo a strofe uniche. Sono passati tanti anni, ma ogni volta che la riascolto, mi si azzera la mente. Le tastiere in sottofondo aggiungono poi un’aura onirica, quasi fiabesca.
Poi arrivano le chitarre acustiche, la doppia cassa e il basso a scandire l’inizio di Emerging from Her Weepings, dove il ritornello alterna urla e profondità. La chiusura del brano? Stratosferica. Un inchino inevitabile (mi piange il cuore). Failing Wings è un’altra rasoiata, un tripudio di momenti da strapparsi i capelli. Il finale, con gli strumenti che si ritirano per lasciare spazio a piano e tastiere, è solo l’ennesima dimostrazione di superiorità di Vittra.
“Vittra”: la title track come narrazione interiore
La title track, colpisce per la sua atipicità: è la più breve, ma si sviluppa in modo quasi “narrativo”. Breve sì, ma intensa come poche. Cosa scatena quell’arpeggio? Cosa mi succede quando le chitarre si aprono e si lasciano andare?
Le ultime due tracce, Sunless Dawn ed Exalted Above Thrones, chiudono il disco in bellezza. E io, a questo punto, dovrei davvero fermarmi, altrimenti continuerei a ripetere, testardamente, gli stessi concetti fino all’infinito. Perché sì, anche queste ultime due aggiungono solo gloria alla gloria.
Vittra è cuore e anima. È una cura magnificamente somministrata. Una prova concreta e inconfutabile di quanto la musica estrema possa essere arte allo stato puro. Quando lo ascolto, cambio. Mi accendo in modo anomalo, e sento qualcosa – qualcosa di indefinibile – impossessarsi di me.
Vittra è un soffio di vento gelido in una notte boschiva.
È magia, poesia, e tenebra.
La grazia compositiva non smette mai di martellare: chitarre che dipingono visioni, e un cantato che le marchia con un fuoco primordiale. In questo esordio non c’è un solo secondo di debolezza. L’intensità è fuori dal comune, fuori dal mondo.
Riassunto
Wrong Again Records (1995), Regain Records (2002), Century Media Records (2023)
Tracklist:
01. As The Twilight Gave Birth To The Night
02. Enslave The Astral Fortress
03. Through The Midnight Spheres
04. The Eclipse Of Infernal Storms
05. Emerging From Her Weepings
06. Failing Wings
07. Vittra
08. Sunless Dawn
09. Exalted Above Thrones