Siamo finalmente giunti alla lettera I, il seme del nome Illud Divinum Insanus, un disco atteso per troppo tempo (e qui ci ha fregati), un disco che ha compromesso un po’ di cose in casa Morbid Angel. Come parlare di un lavoro che ormai tutti hanno ascoltato e criticato? Un disco “a metà”, dove una parte pensa a ribadire ancora una volta il classico sound della band mentre l’altra mostra una sua possibile quanto “spenta” evoluzione che forse doveva essere intrapresa prima del ritorno di David Vincent (la sua voce però è ancora un marchio di fabbrica piacevole da far scorrere). Il disco è senza dubbio scarso, anzi scarsissimo, soprattutto se riflettiamo su chi ci sta dietro, ma molto malsanamente riuscirò a capire anche chi riuscirà a farselo piacere in qualche modo. C’è la possibilità che ripetuti ascolti nel tempo (difficili e coraggiosi devo ammettere, a maggior ragione diluiti negli anni) possano scardinare le barriere di qualche “open minded/fan incallito”, ma la sensazione di pochezza di certe canzoni rimarrà tale e quale (se non peggiore), ferma immobile al primo ascolto per la stragrande maggioranza di persone. Sono ancora qui a chiedermi il perché, sono anche abbastanza imbarazzato a dover parlare male di un monicker così storico e con una discografia di tutto rispetto alle spalle, non era forse meglio lavorare con più attenzione sui brani classici (visto che il tempo se lo son preso tutto) o tenere le sperimentazioni per un nuovo progetto? (tanto basta pubblicizzare per bene i nomi coinvolti per vendere qualche copia in più), chissà.
Fatto sta che l’unico brano che non stonerebbe affatto come “piastrella” su qualche loro disco è proprio quello che da anni conosciamo. Sto parlando per l’appunto di Nevermore, una canzone che sarebbe calzata a pennello su Domination ad esempio, l’unica canzone che fa sperare in un possibile completo recupero venturo. Restando nella parte puramente Morbid Angel si “salvicchiano” anche brani come Existo Vulgore e Blades For Baal (questa un pochino meglio), due canzoni che mostrano comunque un evidente cedimento/appiattimento in fase di songwriting. Cedimento completo che avviene a mio parere con le scialbissime I Am Morbid, 10 More Dead e Beauty Meets Beast, pezzi che sarebbero stati scartati prontamente ad ogni loro nuova era (alla fine saranno quelli che faranno più male dentro).
Il tasto ancor più dolente viene però dalla parte “sperimentale”, l’attacco elettronico di Too Extreme! poteva andare bene come introduzione, ma poteva essere snellita, perché sei minuti del genere sono davvero troppi (non c’è alcuna scintilla, solo tanta noia protratta ad oltranza). Destructos Vs. the Earth / Attack mostra cose più interessanti ma sarà impossibile non sorridere durante il suo svolgimento (diciamo che arriva quasi a fare tenerezza). Il completo tracollo è poi rappresentato da Radikult, nuovo brano “manifesto”, che sembra uscito dalla penna di uno spento Marilyn Manson giusto per rendere l’idea di alcuni aspetti “alternativi” (oddio, sono davvero i Morbid Angel??). La più interessante (ma da prendere comunque con le pinze) e meno peggio del definiamolo “nuovo corso” sarà proprio l’ultima Profundis – Mea Culpa, niente di altamente eclatante sia chiaro, ma una certa presa riesce infine a distribuirla.
Sicuramente il coraggio non è mancato loro nel dare alle stampe questo album, difficilmente il tempo potrà parlare in positivo come è successo in altre situazioni (ma chissà!). Bisogna solamente prenderne atto e vedere cosa avverrà con la prossima lettera, a questo punto credo diventerà una sorta di “fondamentale testamento” della loro sempre più difficile carriera.
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Summary
Season of Mist (2011)
Tracklist:
01. Omni Potens
02. Too Extreme!
03. Existo Vulgoré
04. Blades for Baal
05. I Am Morbid
06. 10 More Dead
07. Destructos vs. the Earth / Attack
08. Nevermore
09. Beauty Meets Beast
10. Radikult
11. Profundis – Mea Culpa