Heresiarch: il black metal tritatutto degli Mhorgl
A un annetto di distanza da Antinomian, tornavano a caricare come mufloni gli australiani Mhorgl. Avevo trattato il precedente album non troppo bene, a dire il vero. La scintilla non era scattata nemmeno quel poco da garantire una risicata sufficienza. Per fortuna le cose qui sono andate meglio (senza dirlo troppo forte). Con Heresiarch, i Mhorgl si cimentano con un disco più lungo e decisamente black metal (chiari i rimandi al black svedese di marca “tritatutto”), diminuendo di fatto la voglia di tecnicizzare gli apparati strumentali o di bastardizzare il tutto con coordinate death dalle fattezze bestiali. Rimangono invece intatte violenza e voglia di piallare il possibile ad ogni costo. Ascoltare Heresiarch – lo dico subito – non sarà né semplice né eclatante. L’esperienza si fa abbastanza dura, e le cose non migliorano poi tanto una volta fatto ingresso nel suo cuore.
La formazione australiana, in questa release, appare più decisa e concreta nel realizzare le proprie intenzioni. In diversi momenti riescono anche a farsi volere bene, cosa che prima di certo non succedeva (e questa volta indovinano anche la copertina). Ma determinati livelli sono purtroppo ancora lontani da raggiungere.
Apertura deflagrante e poi via con del caos senza tregua
Il caos domina in lungo e in largo, e le pallottole schizzano fuori senza apparente controllo, a ripetizione. Le intenzioni sono chiare e ben spiegate da una deflagrante Inheriting the Mantle of Power, posta non a caso in apertura. Lo scream scarica addosso all’ascoltatore gesta diaboliche e blasfeme; a volte sembra eccedere leggermente, andando a seguire “fatti suoi”, ma per il resto è comunque efficace nella sua opera di violenza devastatrice. Precisa come un orologio è invece la batteria: velocissima e protagonista indiscussa di ogni brano.
Black Wolf Militia e Ravenous Wargod mettono in atto le caratteristiche più “rolleggianti” della band e promettono di fare sfracelli se proposte sopra un palco. Su Fallen, i Nostri riescono a inserire anche qualche vaga soluzione alla Dissection (potrebbero lavorare più spesso su brani del genere). Fra l’altro, sono presenti anche diversi intermezzi acustici che ricordano proprio la famosa band svedese. Poi ci intrattengono con i sette e passa minuti di una sufficientemente rabbiosa e varia Impiety Storm. La coda è affidata alle “senza compromessi” Terror Manifesto e Purity (quest’ultima, a sorpresa, tra le migliori del lotto).
Sostanzialmente li continuo a sconsigliare, ma almeno questa volta sono riusciti a rendere le cose meno cervellotiche e noiose, portando l’osso a casa.
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60%
Summary
Sovereign Records (2011)
Tracklist:
01. Inheriting the Mantle of Power
02. Ophidian Legacy
03. Black Wolf Militia
04. Ravenous Wargod
05. The Seed of Rebellion
06. Fallen
07. Hostis Humani Generis
08. Impiety Storm
09. Soliloquy
10. Terror Manifesto
11. The Hubris of the Departed
12. Purity