Sin è caldo, astratto e confortevole, un “macigno” capace di riconoscere metodologie avviluppanti ed abrasive, conoscitrici di argute tecniche d’eleganza.
Suonano una qualche diavoleria posta fra progressive, sludge e il post metal i Mantric, formazione al secondo lavoro che tanto novellina non è visti i trascorsi degli elementi implicati (nient’altro che Ole Sveen, Tor Glidje e John Mjaland, conosciuti per aver preso parte alla creatura Extol – ma anche i Lengsel– il progetto Mantric non è altro che il loro “sfogo”, l’ostinazione di voler continuare ad esplorare un preciso quanto “impalpabile” tessuto musicale).
Colate dai tratti “sornioni”, ritmi blandi e attacchi abrasivi si ripetono per mezzo di una ricetta sicuramente pensata e ripensata per bene prima di poter trovare la via della (sua) materializzazione. E’ chiara, trasparente e respirabile la necessità, la ricerca di volere impressionare dei Mantric, voglia che trova la sua precisa valvola di sfogo nella prestazione vocale, una pelle in continua mutazione, con colori, suoni e sapori pronti a cambiare faccia in modo del tutto imprevedibile (solo un’alta esposizione al disco potrà condurre alla sua reale conoscenza, all’uccisione di un certo “lato creativo” composto dalla sensazione di “sorpresa”). Potremo così dividere l’ascolto di Sin in due fasi distinte, la prima diventerà quella di ricerca, espansione e decodificazione, la seconda quella della consapevolezza, della convinzione di poter districare i diversi livelli a cui saremo sottoposti.
L’esperienza viene trasportata sempre più in la, ogni ascolto è un piccolo calcio che ci avvicina e allontana al contempo da questa musica “magmatica”, surreale e dalle chiare volontà oniriche. Ci sarà di che scombussolarsi, tanto che mi sembra operazione inutile quella di starvi a raccontare le vicissitudini dei pezzi (preparatevi ad un sicuro e tumultuoso trip, gli attacchi vi verranno scagliati da più posizioni). Uno è tutti, tutti sono nessuno, lo stile rimane la testa è in continuo subbuglio, la nostra tanto quella di loro penso. Sin è per gli animi “alternativi”, per quei pensatori che ogni tanto necessitano di qualche brusco strattone. Ciondoleremo dentro un loop continuo, fra accensione e spegnimento, virtuosità ed erosione.
- - 70%70%
Summary
Loyal Blood Records (2015)
Tracklist:
01. FaithFaker
02. On The Horizon
03. Give Me Eyes
04. Arrogance vs. Anxiety
05. Die Old
06. Maranatha
07. Anhedoniac
08. In The Shadow Of My Soul
09. Black Eyes