Lurk – Fringe

Il terzo album dei finlandesi Lurk (dal titolo Fringe) è uscito originariamente nel 2016, dopodiché è rimasto nascosto nell’ombra sino all’opprimente estate 2018, momento propizio scelto dalla ottima Transcending Obscurity Records per una doverosa ristampa. Purtroppo a questo giro mi tocca una poco professionale disamina senza conoscere il passato della band, ma devo ammettere che la nuova copertina scelta per l’occasione (molto meglio di quella originale!) mi aveva subito invogliato ad ascoltare questi 43 minuti di polveroso e notturno sludge/doom. Così si spiega la scelta di vestirlo per alcune afose giornate estive, ma poi lo abbandonai sino a questi giorni e alla decisione di scriverci sopra due righe. Ma la sua “capienza” era già stata limpida ad un primo e fugace ascolto, lo spessore emergeva con prepotenza, uno spessore caricato da ampie dosi di “grezza spiritualità”. Le canzoni di pari passo accumulavano forti dosi di rude disagio e quest’oggi sono qui per confermare tutte le buone impressioni avute solo pochi mesi prima.

I Lurk grattano la superficie con efficacia, soprattutto per merito di una produzione grezza e volta ad attaccare l’ascoltatore con un misto di strana compostezza strumentale. L’oscurità sottolinea solo un forte sentore di viva negatività (salti, balletti ed altre cose simili le lasciamo puri agli altri, al massimo si registra una certa elasticità al momento di sentire Furrow), respiri profondi e talvolta sconnessi, sposati ad un lirismo vario, sospirato (o meglio “spiritato”), comunque ben capace di gettare il fruitore in territori poco confortevoli (mi ha ricordato persino quello di Mortiis sull’ottima Elan). Qui si allaccia il “clou” della questione, un nodo legato visceralmente al modo in cui si affrontano determinati lavori e concetti sonori. I Lurk non sono belli e non fanno nulla per favorirci a riguardo, si sente che suonano per loro stessi e per chi eventualmente deciderà di seguirli. Le loro canzoni si prendono dosi di tempo poco comuni senza sconfinare mai nell’eccessiva singola durata, sono lame pungenti pronte a guadagnare il dovuto spazio prima di iniziare a perforare. Il riffing rimane in testa e saranno solo determinate sensazioni subdole a regnare incontrastate nel prima-durante-dopo. Un pugno secco e arido è quello che rimane durante l’esecuzione (da sballottamento), un colpo che si lascia ricordare senza mai spiccare.

Fringe stuzzica la curiosità e funge pure da buon accompagnatore, uno di quelli capace di lasciare segnali sparsi, segnali che vorranno necessariamente essere ripresi (o almeno questo è quello che succede puntualmente a me, soprattutto quando inizia l’introduttiva litania Ostrakismos) o sviscerati nella modalità a noi più cara. Lasciatevi indurre in tentazione, fidatevi e cadete all’interno di questo nero calderone (colonna ideale suggerita è la traccia Offshoot).

70%

Summary

Autoproduzione (2016), Transcending Obscurity Records (2018)

Tracklist:

1. Ostrakismos
2. Tale Blade
3. Reclaim
4. Elan
5. Offshoot
6. Furrow
7. Nether
8. Proteus Syndrome