Leger Des Heils – :Licht!:

Perenni sussulti sin dal primo approccio avuto con la musica targata Leger Des Heils. Nel mio caso Aryana o Memoria poco importa, ogni canzone composta da Mario Ansinn è stata in grado di colpire il punto direttamente, sempre con passionale puntualità; ma se una volta la musica Leger Des Heils impattava fulminea, lo stesso non si può dire di questo :Licht!: (anno 2012), un lavoro secondo me più complesso per i loro standard o quantomeno più difficile da buttare giù durante le prime fruizioni.

Proprio per questa ragione acquista nel tempo una bellezza differente, attenzione però, perché sempre di bellezza si parla, e quella a scoppio ritardato è in qualche modo sempre particolare. E così :Licht!: sembrava possedere un punto di rottura, dapprima la delusione, che se non era completa lo era almeno per metà, eppure tale pellicola immaginaria si è presto interrotta, perché alla fine la caparbietà ripaga (e tenere la bocca cucita anche), e il disco schizza ascolto dopo ascolto, assieme ai precedenti capolavori ormai conosciuti e venerati.

Le due parti di Klang Der Freihet aprono e chiudono le danze, la prima è tragica, cinematograficamente epica, l’ultima invece trascina in maniera ipnotica ad una degna conclusione, fra eleganza ed eloquente ripetitività.

Ma è in mezzo che si vive la vera meraviglia, la sostenuta marcia di Geweihtes Land, la spettacolare malinconia di Peaceful Hours (assolutamente da lacrime), e la candida Stirb Und Werde dotata di confortanti “aperture solari” (lampi di vecchi Lacrimosa appaiono splendidi all’orizzonte). Tiepidi passaggi che diventano sempre più ingombranti, diventa enormemente difficile erigere la propria preferita in questa sbornia neo folk che ci sussurra caldamente tutta la sua bellezza.

Prontamente piomba dall’alto Sacrum e le difese cascano inevitabili sulla splendida e calda interpretazione vocale, chitarre e tastiere si giocano la partita e la voce femminile imperla il tutto con raggelante ipnotica eleganza. Zeitenwende ci fa chiudere in riflessione, mentre Solitude esprime abbastanza il mood già a partire dal titolo (stra-indovinato l’inserimento di tromba e il crescendo accompagnato da un instabile pianoforte), ed è subito trionfo. Adieu! è il saluto toccante che ci meritiamo, esplicativo di come le cose semplici siano sempre in grado di arrivare alla profondità, proprio dove le altre si bloccano, ed io non posso far altro che applaudire.

Statuario folk tedesco e nulla più, :Licht!: è un lavoro da andare a ri-scoprire senza alcuna fretta, con addosso la certezza (che ci conforta) che il progetto Leger Des Heils non andrà mai a sbagliare nemmeno un piccolo ed insignificante passetto.

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