E’ inevitabile, si perdono pezzi negli anni e per quanto tu possa impegnarti non riuscirai mai a completare, sentire o conoscere ogni cosa che verrà prodotta nel campo musicale di fiducia. Così può capitare che lungo la via ti perdi il debutto dei Leech, un debutto uscito nel 2013 per LL Production, eppure i nomi presenti in line-up sono di quelli rodati, ben consolidati. Ma non ci puoi fare niente se in un dato momento non sei vigile e presente sul pezzo, talvolta solo la “fortuna” ti riporta sulla retta via. In questo caso la fortuna porta il nome dell’etichetta polacca Defense Records, etichetta che ha ben pensato di ricordare a tutti gli sbadati come me l’esistenza di Cyanide Christ, un disco “rapace” e lesto nel portarti all’istante un sorriso diabolico stampato in faccia.
Scattano automatismi nel leggere i nomi coinvolti, e quell’immagine che subito ci creiamo sarà quella che infine otterremo. Si, perché i Leech suonano esattamente quello che ti aspetteresti da personaggi come Stefan Westerberg, Jari Kuusisto, Jens C. Mortensen, Lars Lindén e Magnus Söderman. E da un side project che racchiude membri di Carnal Forge e In Thy Dreams ti ritrovi fra le mani una miscela sonora che possiamo a questo punto definire come “naturale”, un qualcosa che cerca di racchiudere entrambi le correnti madre, quella sbraitata e “in your face” dei primi più (con benedizioni di At The Gates e primissimi The Haunted) quella prettamente melodica dei secondi. C’è da dire che lo stampo Carnal Forge si prenderà una grossa fetta del tutto, mentre il lato melodico appare giusto per mescolare le carte e per tranciare di netto alcuni “vicoli ciechi” dati dalla completa devastazione. Ma se andiamo più in su non potremo fare a meno di affidare la paternità di Cyanide Christ a nomi più ingombranti come Slayer e In Flames, perché è da li che tutto parte, come da manuale e infine con nostro pensiero.
Ma dove se ne stava questo disco dico io! Tre quarti d’ora assolutamente spumeggianti e intensi, dotati poi di una produzione secca, pulsante e impeccabile, affidata a quegli Underground Studio di Västerås ormai mitici e sinonimo di emozioni e tanta fiducia.
Le undici canzoni presenti sulla tracklist non deludono affatto e quando pensi di aver individuato la tua preferita ecco che te ne spunta una nuova a confonderti le idee dopo poco. Ma quella Barely Alive posta all’inizio non potrebbe essere più perfetta di così (si questa vince sulle altre, ma non c’è da preoccuparsi perché grinta e irruenza non mancheranno mai su Cyanide Christ) e anche se ci provano con tutta l’anima, le varie Piss’n’ Spite, Condemned, Chaotic, Distorted e No Exit non riusciranno a raggiungere quella sorta di perfezione conferita dalla -non a caso- opener.
Ma i Leech mordono e mordono davvero bene in ogni frangente. Il disco è un vero portento, una furia bellamente applicata alla capacità di saper scrivere pezzi voraci e d’intrattenimento. Lavori del genere si meritano solo un’illimitata fiducia e quella nostra furia genuina a supporto.
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Summary
LL Production (2013), Defense Records (2017)
Tracklist:
01. Barely Alive
02. Piss ‘n’ Spite
03. Hollow Eyes
04. Condemned
05. The Real Me
06. The Avenger
07. Chaotic
08. Bleached Gods
09. Distorted
10. No Exit
11. Unsurpassed