Lacrimosa – Hoffnung

Lacrimosa – Hoffnung: sinfonie oscure e sogni in grande

Hoffnung, tradotto “speranza”. Arriva tre anni dopo il buon Revolution e porta con sé il pensiero di poter proseguire dignitosamente una carriera strabiliante, sempre puntigliosa nel suo “perfezionismo”. In questo caso poco conta il risultato: ogni disco dei Lacrimosa, nel bene e nel male, è sempre curato fin dalle sue piccole e grandi intenzioni, e ottimamente plasmato nel tempo.

I Lacrimosa con Hoffnung – lo dico subito – non fanno miracoli. Però l’album riesce a metterti addosso un certo peso: quello della sua preparazione, innanzitutto (un’orchestra di ben sessanta elementi è stata messa a disposizione di Tilo Wolff), ma anche le canzoni – se prese singolarmente – offrono un alto coefficiente d’incombenza. Il che lascia pensare a una nascita ben più “difficile” rispetto al suo predecessore. A mente fredda, possiamo quasi considerare Hoffnung piacevolmente “indeciso”. Indeciso se guardare a certi movimenti oscuri appartenenti al fortunato passato, o se proseguire quel lento, progressivo ma appena percettibile percorso evolutivo.

Fedeltà e perfezionismo: il valore di ciò che non cambia

Praticamente, i Lacrimosa non riscrivono nulla di nuovo, ma fanno ciò che sanno fare, al meglio delle attuali possibilità. Non dev’essere neppure tanto facile riuscire a convincere e appagare uno stuolo di fan via via sempre più esigenti, ma è anche vero che i prodotti venuti male sono ben altri, e le loro onde non potranno attaccare Hoffnung nemmeno da lontano. In fondo, la sicurezza e la classe non si comprano tanto facilmente. La copertina ci mette subito a tu per tu con il disco. Niente mezze misure, il dialogo dovrà essere aperto e sincero, tutto dovrà essere prima dichiarato e poi assorbito. Poco importa se a dominare saranno le debolezze o le convinzioni.

Mondfeuer è un meraviglioso ingresso in platea, il sipario che si apre saldamente sul loro mondo – in maniera quasi tortuosa – e sulla nuova creatura attesa. Non potevano cominciare in modo migliore, calcando sull’epico, classico e drammatico. Praticamente perfetti su un brano che non mi pento di definire – silenziosamente – uno dei loro migliori di sempre. Si, ancora una volta, l’apertura lascia profondi solchi.

Kaleidoskop replica e rinverdisce il DNA della formazione svizzera (fra crescendo, malinconia e potenza). L’amorevole voce di Anne Nurmi si manifesta e compatta nuovamente il duetto ben conosciuto e ormai “di casa” con Tilo. Il pathos non può fare a meno di salire su questa straordinaria partenza, che rende lecito ogni imprevedibile “sogno in grande” (“just make me dream”).

Dal rilassamento all’intensità: La diversità di Hoffnung

Il lato “duro” e alternativo arriva come a spezzare il momento, introdotto da Unterwelt, pezzo che alleggerisce e rilassa notevolmente i toni. Lo stacco è deciso e certamente voluto, ma al di là della sua semplicità lo si può considerare riuscito e convincente, in una maniera tutta sua e completamente intrigante. Die Unbekannte Farbe ha il compito d’intrattenere prima di far svolazzare i sinfonismi dinamici e diretti di Der Kelch der Hoffnung, dove semplicità e intrecci interessanti – vincenti per intuito – riescono tutto sommato a coabitare.

Su Thunder and Lightning comanda la sola Anne. I passi si svolgono su spinti lastricati gothic metal, ma l’eleganza dark della formazione non viene mai completamente dispersa. La canzone è semplice, oserei dire “un classico” che da un po’ di tempo a questa parte non manca mai. Tränen der Liebe elargisce pathos e sentimento, continuando quell’opera di continuo “sballottamento” che a volte arriva a fare più male che bene. Forse era meglio spaccare il disco in due tronconi ben distinti, invece di mischiare continuamente alcuni umori. Ma il finale è ormai lanciato: sarà Der Freie Fall – Apeiron, Part 1 a portare avanti il discorso e il leitmotiv di tutto Hoffnung. L’interpretazione è forte, il crescendo tipicamente “Lacrimosiano”, con tastiere lasciate libere di distrarre e compiacere.

Molto bella, ma anche troppo breve, Keine Schatten Mehr, sorta di ponte di passaggio per l’ultima Apeiron – Der Freie Fall, Part 2. Materia oscura e teatrale che vede un Tilo tremendamente ispirato, sia prima che dopo quel magnifico e pulsante crescendo posto con cura nel mezzo.

Un monolite emotivo che mette in gioco ambizione e continuità

Questo disco cerca di ergersi come voluttuoso monolite, cerca spesso “il rischio”, ben consapevole delle controindicazioni, portate da una linea troppo sottile fra il superbo e ciò che sta sotto, in agguato. Alla fine, Hoffnung si accoda al valore della precedente creazione. E credo che finisca per superarla di quel poco che basta. Il disco finisce in una “sana lotta” che lo vede protagonista di attacchi da parte di tanti altri buoni lavori, tutti provenienti da un certo punto della loro carriera in avanti.

Ben tornati – ancora una volta – Lacrimosa.

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Riassunto

Hall Of Sermon (2015)

Tracklist:

01. Mondfeuer
02. Kaleidoskop
03. Unterwelt
04. Die Unbekannte Farbe
05. Der Kelch Der Hoffnung
06. Thunder And Lightning
07. Tränen Der Liebe
08. Der Freie Fall – Apeiron, Part 1
09. Keine Schatten Mehr
10. Apeiron – Der Freie Fall, Part 2

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