Opera prima per gli ungheresi Kazah, il loro primo passo discografico di rilievo si intitola Feed Your Beast (ottima dichiarazione di intenti con musica alle orecchie) e arriva con la dovuta prepotenza nelle nostre mani grazie all’interesse della Ghost Label Records. L’etichetta nostrana si occupa così della distribuzione del bel digipack prodotto in terra ungherese, la speranza è quella di dare giusto merito alla musica prodotta da questa violenta band.
I Kazah con Feed Your Beast ci fanno ascoltare materiale chiaramente nostalgico, musica capace di rendere onore al groove per eccellenza dato dall’unione di generi cardine come il metal e hardcore. La band non cerca strani appigli preferendo giostrare su lame affilate e pronte a mordere con la dovuta rabbia sul collo. Il sound rende e scuote, mentre i pezzi si faranno voler bene nel loro particolare mondo (la durata media degli stessi sarà anche più lunga di quanto potremmo aspettarci inizialmente).
L’opener Puppets non potrà che evocare “ricami” cari al binomio Pantera/Fear Factory, roba grossa insomma, che non sta a perdere troppo tempo in cose o facezie inutili. I Kazah ci suonano le loro sensazioni direttamente in volto e senza bisogno di filtri in qualità di “fumo negli occhi”, la cosa assume contorni genuini ma anche privi di sorprese (via di qua dunque se il bisogno di essere sorpresi è di primaria importanza per voi) e la situazione verrà solo che confermata all’interno di una tracklist dura come granito.
Never Look Back lascia fluire parvenze doom, ma non perde di vista quella gradazione alternativa sfoggiata con orgoglio e durezza dalla band. Sono sporchi e quadrati i Kazah e non smettono di ricordarcelo ad ogni nuovo rintocco qui presentato. Ora attraverso la pressante legnata a nome di Strainght Ahead, poi sulla più riflessiva e agonizzante Before I Die prima di passare ad una seconda parte forte di “brusche sculacciate” come Modern Slave (la parte melodica è particolarmente apprezzabile), Another Me e Hope and the Truth.
Feed Your Beast è consigliato a tutti quelli rimasti ancorati ad un immaginario potente e carico di groove, musica che grazie a “teste dure” come i temprati Kazah continua a sopravvivere nel difficile territorio di competenza (cosa non esattamente scontata).
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Summary
Autoproduzione (2017), Ghost Label Records, Akademia Music (2017)
Tracklist:
01.Puppets
02.Never Look Back
03.Straight Ahead
04.Before I Die
05.Modern Slave
06.Another Me
07.Hope and the Truth
08.X/S