Katatonia – City Burials

Scorrono gli anni e ne passano ben quattro tra The Fall of Hearts e il nuovo City Burials. Ed intanto nel loro mondo i Katatonia arrivano a “fare notizia” perché per la prima volta dopo svariato tempo i nostri arrestano la marcia e il loro particolare percorso evolutivo. Di certo il temporaneo “stop” ha agito su qualche tipo di livello.

Già vi vedo a dare il fiato alle trombe, ma non succede di certo quello che in molti vogliono o pretendono, questo no, i Katatonia fanno piuttosto un piccolo balzetto all’indietro, giusto il necessario per arrivare in zona Dead End Kings. Ma cosa bolle nella pentola del duo Renske/Nyström (al primo fra l’altro ogni accredito riguardo composizioni e liriche, si può quasi parlare di lavoro solista)?

Beh, niente di eccezionale eppure eccezionale al contempo. City Burials si scrolla di dosso tutta la pesantezza di un The Fall of Hearts (in quanti riescono a completarlo?), e torna al modulo operativo del già menzionato Dead End Kings, lo “smetallizza” un po’ e lo riporta in chiave ancor più dark al nostro cospetto. Non si parla di una mera copia, ma piuttosto di un passaggio per quelle zone proseguendo però su una retta via che ormai si sono imposti e non possono più modificare per una questione di principio.

Ma sapete. City Burials si lavora l’ascolto dannatamente bene e per la prima volta –da sempre credo- un loro disco riesce a farsi capire o intendere alla prima. Non so voi, ma vivo davvero male ogni mio primo viaggio su un loro album; e c’è da dire che questa volta mi sono pure venuti incontro, perché i due brani più difficili da deglutire, i più strani ed imprevedibili se vogliamo, sono proprio i due usati in sede di promozione (Lacquer e Behind the Blood). Erano proprio quelli che richiedevano più ascolti, ma avendoli ormai ampiamente digeriti da tempo City Burials è andato giù così diretto da lasciarmi spiazzato.

I nostri devono aver capito che a questo giro la situazione andava “snellita” e il gioco doveva protrarsi per meno minuti, così ci troviamo di fronte ad 11 pezzi per 48 minuti totali, minuti nei quali i Katatonia danno sfogo a tutta la loro creatività. Ci sono cosucce che si ripetono (ad esempio gli stacchi di refrain di The Winter of Our Passing e di Flicker, e quest’ultimo non avrebbe stonato se inserito su un Viva Emptiness o un The Great Cold Distance) ma sarà in ogni caso la varietà a trionfare sul tutto. Il disco non annoia e snocciola una serie di brani davvero, davvero validi. I miei prediletti a questo giro sono stati Heart Set to Divide, Lacquer (quasi Ulveriana!), The Winter of Our Passing e quella Vanishers cantata assieme alla voce di Anni Bernhard (risultato tanto drammatico quanto emozionante), ma se mi date del tempo ne potrei aggiungere benissimo degli altri, partendo proprio dalla stranissima Behind the Blood (di puro Katatonia ha solo il ritornello praticamente, il primo ascolto mi spiazzò tantissimo) o dalla già nominata Flicker.

City Burials è pieno di ricchezza (ma non di colore), la produzione ti avvolge nella sua pulizia e nei tocchi di ogni singolo componente della band (vediamo a questo giro quanto ci vorrà per beccare il tempo delle metriche di Renske). Da questo punto di vista oltre all’opener Heart Set to Divide vanno premiate per coralità anche la tormentata Rein, una title track che sale di battito durante il chorus, Neon Epitaph (sensi tribali e poi cosa non è quella strofa) e la dolcezza posta all’arrivo con Untrodden.

Eh si, ancora meraviglie dalla Svezia, City Burials forse ha giovato del fatto di essere composto da una singola persona, non lo so. Ma l’idea di essere di fronte all’ennesimo gioiello è più che mai viva. Genere: Katatonia.

E come ogni volta spazio alla frase più iconica dell’intero disco (nonché mio personale apice).

“The road to the grave is straight as an arrow,
I’m just staying around to sing your song,
Baby

78%

Summary

Peaceville Records (2020)

Tracklist:

01. Heart Set To Divide
02. Behind The Blood
03. Lacquer
04. Rein
05. The Winter Of Our Passing
06. Vanishers
07. City Glaciers
08. Flicker
09. Lachesis
10. Neon Epitaph
11. Untrodden