Due annetti di preparazione e riecco pronti in pista i danesi Illdisposed, il momento è chiaramente propizio, la musica esce fuori bene (parrebbe senza alcuna fatica), con l’unico obiettivo di regalare ai propri fans musica diretta, d’impatto e con la giusta impronta melodica a prendere la testa quando se ne avverte il bisogno.
Quest’ultima però non arriva mai a prendere il sopravvento, e nemmeno vuole ambire a prendere forzatamente le redini per tentare di dominare l’intero disco, fosse anche solo per una singola canzone, invece quando si manifesta cerca in primis una collaborazione con il resto dell’insieme in una sorta di muto patteggiamento, in questo modo tutte le parti interessate ne traggono il proprio prezioso vantaggio.
Se cercate un disco che non vi faccia fare pensieri del tipo: “carino, ma troppo melodico” oppure “è troppo violento, non smette mai di pestare” con With the Lost Souls on Our Side lo avete puntualmente trovato. Si perché l’entusiasmo che si trascinano dietro questi pezzi non ha niente di comunemente normale (beh, non esageriamo, si tratta pur sempre di death metal, è solo il “come” arriva che muta leggermente forma), niente che faccia formulare nella nostra testolina questi banal pensieri.
La risposta sul come diamine riescano a fare ciò è semplice, ed è: “azzeccano il tiro perché sanno benissimo già in partenza ciò che vogliono, in più sono dei geni quando si tratta di trovare l’espediente giusto nel momento giusto” o detta terra-terra “sanno costruire con sana, disarmante e lucida semplicità, mettendo sempre al posto giusto il relativo corrispondente incastro“. La ricetta della musica degli Illdisposed è così ben riuscita nella sua spontaneità da risultare quasi incomprensibile, più li ascolto e più ci entro dentro, più arrivano a piacermi e più mi allontano dal fulcro di questo loro -definiamolo- segreto.
Ma certe cose i danesi se le portano appresso da sempre, a volte mi piace pensare agli Illdisposed come “continuatori” del discorso lasciato in sospeso dai mitici Konkhra (nello specifico Weed Out the Weak, anno 1997), l’esaltazione di una nazione che opera sempre in maniera un po’ nascosta, dando spesso l’impressione di ispirarsi ad altro (a tratti è qui evidente il trademark svedese) per poi finire invischiata su quel sound particolare che arriva puntualmente a contraddistinguerla (si, diciamo che in un altra vita gli Illdisposed non potrebbero rinascere se non con del sangue danese nelle vene).
E’ come al solito è la voce impastata e soffocante di Bo Summer a fare gli onori di casa, sempre profonda e sempre pronta a dare carica eccezionale e speciale ai brani (quando pensi a loro pensi anche a questo, potrebbero come dire adagiarsi, concedersi più semplicità a livello vocale, dopo tutti questi anni cercare un timido successo, un passo in avanti riguardo la quantità di followers, e invece no, li ritrovi sempre dritti e coesi per la loro strada). E’ proprio con un suo “let’s go” su Going Down che andremo fatalmente ad accenderci per la prima di numerose volte.
The Way We Choose si permette un imponente inizio prima di rilasciare al vento tutte le viscere in dotazione.
L’attacco di Light in the Dark procura invece autentici scompensi, un riff che non esito a definire “della madonna” per un pezzo che arriva a fare la differenza per l’abilità di esposizione e concretizzazione della propria arte. I “contro-giri” melodici di I Am What I Am consegnano puntuali un alto momento esaltante così come pensa a fare da parte sua A Dreaded Pursuer (tipico loro tellurico fare che si spezza davanti ad una lead guitar da pelle d’oca).
To Be Dealt With è il brano che potrebbero scrivere gli Amon Amarth se non dovessero “recitare” loro stessi continuamente (proprio per questo ci sono gli Illdisposed mi sovviene da dire), mentre In A Clouded Morning -senza fare troppo rumore- avanza la propria candidatura per diventare una delle migliori tre di chiunque si metta in ascolto dell’intero album (quella melodia che sbuca fuori improvvisamente, proprio quella, è l’esempio perfetto di cosa rappresentano questi pazzi).
No More Devil to Show mette mimetica e artiglieria, riffing serrato e sensazioni distruttive a tingere l’aria circostante, altro classico, quasi travestito da “solito” pezzo ininfluente e banalotto, quello da snobbare per i più, anche se spero vi rendiate velocemente conto di come invece non sia così. The Plan arriva quasi con l’intento di purificare, ma i ragazzi non sanno resistere, e si fanno ben presto prendere la mano dai soliti martellamenti, quella melodia così ben strutturata diventa solamente un primo, medio ed infine ultimo appiglio di speranza nel bel mezzo di un campo di battaglia battuto da un forte vento sporco di cenere.
Nel mio immaginario era difficile riuscire a fare meglio di Sense the Darkness, invece devo dire di essere arrivato alla conclusione che With the Lost Souls on Our Side gli sia addirittura un pochino superiore, certo sono piccolezze davvero insignificanti, ma comunque bisognose di trovare il loro piccolo spazio, giusto per far capire quanto sia positivo questo nuovo arrivato di casa Illdisposed.
Un Hot Noize quasi sfiorato (il solo fatto di rifletterci sopra riflette l’indubbia qualità del disco) i motivi sono gli stessi che mi impediscono di comprendere appieno il loro segreto e anche questi sono da mettere fra le piccolezze di prima. Quel che ci troveremo di fronte sarà un ibrido death metal che non sa minimamente di esserlo, credo non si possa chiedere di meglio in questo caso.
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Riassunto
Massacre Records (2014)
01. Going Down
02. The Way We Choose
03. Light In The Dark
04. I Am What I Am
05. Tugging At Your Heart
06. A Dreaded Pursuer
07. To Be Dealt With
08. On A Clouded Morning
09. No More Devil To Show
10. The Plan