Una mazzata grassa sulle gengive, ecco cosa è l’undicesimo album della gloriosa band danese Illdisposed.
Un carriera intrisa mani e corpo dentro al death metal, tanto ieri, quanto ancora oggi; tanti mutano pelle o sperimentano ossessivamente altri campi sonori, loro non ci stanno, e ci ricordano in qualche modo il vecchio stile, ma lo fanno con la classe che contraddistingue solo i veterani e non sputano nemmeno su di un pubblico che nel frattempo è cambiato in gusti e stile d’approccio.
Sense the Darkness è innanzi tutto gusto sopraffino per il saper indovinare sempre le giuste melodie, ma questo non basta perché loro cercano pure di nascondertele in qualche modo dietro al muro sonoro irruento ed impastato. E’ modernismo sotto certe scelte di produzione e di violenza, è pura professionalità rinnovata ad ogni nuova traccia che ci casca sotto i piedi. Tracciate una linea e seguitela tranquillamente ad occhi chiusi, qui non si sbaglia, così come si apre si chiude, non ci sono sorprese ne grosse variazioni sul tema.
La noia girerà alla larga e il merito risiede in ognuno di questi undici brani tellurici e annichilenti, chitarre che ci sparano continuamente addosso riffs corpulenti e altri decisamente “in your face” (ma pur sempre grassi, è questa la parola d’ordine da usare a dismisura), figli d’autentica ribellione hardcore (ascoltatevi She’s Undressed, un mix perfetto). La batteria invece sembra non fermarsi di fronte a nulla e nessuno, come se stesse inscenando un intenso e folle disboscamento senza l’ausilio di vista ed udito. Vocione monocorde ma che riempie il sound alla grandissima, trascinante quanto basta e maestro nel seguire gli impulsi sonori, per chi bada al sodo una schietta garanzia, per chi vuole sempre quel “qualcosa in più”…..pazienza.
Questo disco sotto certi aspetti lo consiglio a chi (come me) è patito per i Bolt Thrower che incontrano a loro volta i Benediction (con qualcosa di Hypocrisy su certe lente dilatazioni), in diverse occasioni questi tre mondi si sfiorano (su tutti la title track iniziale, forse il brano migliore a mio gusto grazie al suo riffing assoluto), diciamo che Sense the Darkness va affrontato come si affronta un disco di queste bands inglesi, di petto, e con la voglia di radere al suolo qualsiasi cosa trovata sciaguratamente davanti al nostro percorso.
In atto si forma un continuo scavare che metterà a serio rischio il collo dei più deboli, una staffetta che non cede mai il ritmo partendo dal nervosismo di Eyes Popping Out (magnifico il suo reparto melodico) passando per il trasporto di Time To Dominate o i risvolti “catchy” di Too Blind To See e della finale We Do This Alone. Il sound si impasta e diventa un agglomerato, un macigno da assaporare con gusto fin nei minimi e piccoli particolari. E così si mantiene tanto da far diventare inutile ogni tentativo di parlare di questa o quella canzone nello specifico. D’altronde è bello sapere di cominciare un ascolto senza troppi pensieri e con la certezza di un insieme che non delude nemmeno nel più piccolo e millimetrico passaggio.
Ben piazzati e consci degli obiettivi da conseguire, con Sense the Darkness gli Illdisposed danno il via al proprio assalto, cercare di opporsi non procurerà alcun vantaggio, ben presto l’unica alternativa diventerà patteggiare, unirsi a questa valanga forse un poco difficile da inquadrare con le esatte parole, ma non di certo quando si tratta di passare ai fatti.
Premete play e date il via ad una sicura nuova puntata de “il favoloso mondo del mosh pit casalingo”.
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Summary
Massacre Records (2012)
01. Sense The Darkness
02. Eyes Popping Out
03. Time To Dominate
04. Never Compromise
05. Stop Running
06. I Am Possessed
07. Too Blind To See
08. The Poison
09. Another Kingdom Dead
10. She‘s Undressed
11. We Do This Alone