Non posso dire di essere un profondo conoscitore della loro discografia, ma in certi casi ci sta di cominciare il rapporto con una band nel bel mezzo del suo cammino, diamine, mica si può essere sempre dappertutto con le orecchie. Gli Humiliation provengono dalla Malesia e suonano un death metal dai rilievi impenetrabili, rudi e ben compatti (l’intento di omaggiare ritmiche alla Bolt Thrower mi sembra esplicito, esposto molto bene sotto la luce del sole), Battalion rappresenta il loro quinto tassello (non c’è bisogno di andare troppo lontano per trovare il primo, intitolato Dawn of Warfare, uscito nel corso del 2010), il secondo consecutivo sotto le tozze mani della Deepsend Records, etichetta sicuramente abile nel trovarti spazio ed ambiente giusto nell’affollata vetrina mondiale.
Il disco gioca un buon “effetto bilancia”, diciamo che l’effetto lunghezza (non pochi e comunque sempre insidiosi 47 minuti in questi casi) non compromette affatto il risultato finale che riesce ad essere estremamente positivo senza il bisogno di eccedere con gli “acuti” (il profilo scelto viene mantenuto, mai minimamente modificato). Di sicuro i pezzi non sono assolute prelibatezze, ma bisogna dire che la noia viene in qualche modo tenuta a bada e ciò non potrà che soddisfare i giusti palati.
La serie di esplosioni viene inaugurata da Post Aftermath, brano da “testa bassa e calpestare”, ritmiche telluriche e rallentamenti spianano la strada ad un campo minato magari prevedibile ma sicuramente anche pericoloso. L’attacco di Liberated Area denota senz’altro un accurato studio della materia Bolt Thrower (ma che bello il refrain), contorni più “soft” invece per No Land Rights to Speak Of ma sarà con la coda del disco che impareremo ad apprezzare definitivamente gli sforzi di questi ragazzi. Certo che il “ventre” di Battalion si difende molto bene con le varie The Killing Campaign (forse l’emblema del loro modo d’agire), Overthrow e Alliance, ma sarà con War Path prima e le seguenti Undefeated (canzone che sa prendersi il suo tempo prima di trovare l’innesco giusto), Baling Talks e Restless Fight (strofa che prende ed effetto semplicità pienamente riuscito) che riusciranno a tendere il filo decisivo per le sorti della loro guerra personale.
Battalion è roba forte, una cura per le ferite, sostanza da far circolare nel sangue esclusivamente nei momenti giusti, cercarci la perfezione, la personalità sarebbe solo tempo perso (doppiamente). Nella loro impenetrabilità devo dire che sono pure riusciti a sorprendermi perché mi aspettavo da un momento all’altro una netta flessione, invece il disco riesce pure nell’arduo compito di crescere durante lo svolgimento della sua tracklist. Il merito va anche ad un growl “scavato” ma lineare, che riesce -senza fare voli pindarici- ad iniettare quel qualcosa in più sulla musica.
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Summary
Deepsend Records (2014)
Tracklist:
01. The Malayan Emergency
02. Post Aftermath
03. Liberated Area
04. No Land Rights to Speak Of
05. The Killing Campaign
06. Overthrow
07. Alliance
08. War Path
09. Undefeated
10. Baling Talks
11. Restless Fight