Horologium – Du Grand Désir

Nel 2012 usciva Du Grand Désir, creazione di Grzegorz Siedlecki e dei suoi Horologium. L’artista polacco si dimostrava ancora creativo e sufficientemente vario, andando a comporre un album rude e colmo di spigolosità, senza dare minimi appigli di riferimento. L’ascoltatore si trovava sotto certi aspetti spiazzato, e per quasi tre quarti d’ora veniva tramortito e trasportato nella più bieca austerità.

L’essenza marziale una virtù dominante, al solito filtrata con il dark ambient meno oppressivo ed un folk per nulla socievole, rappresentativo dello spaccato rituale dell’album.
Du Grand Désir è disco che si presta ad essere ascoltato o riletto più volte, sono svariate le sfumature e le componenti che devono essere prima rielaborate e poi approfondite; questa cosa mi procura sempre notevole curiosità, e accende quello spirito di esplorazione innato. Diciamo che senza scavare troppo nell’animo, il presente disco riesce ad essere un accompagnamento da poter ricordare, musica in grado di piantare piccoli semi pronti a maturare ed essere raccolti a tempo debito.

Otto canzoni, otto giuste variazioni, ognuna pronta a fornire una necessaria e stratificata atmosfera. Si comincia silenziosamente con l’arcata di Three Hundred Strokes e si prosegue con animo blando sul ritmo marzial/disturbante della importante title track.

Chitarre prima acustiche e poi elettriche ci prendono per mano in occasione della inquietante My Tundra, brano in grado di evocare sensazioni antiche, conferendo un clima epico in primis, con il trasporto che diventa mano a mano sempre più protagonista, il tutto non stona per niente con quello fin qui ascoltato.

Sul disco troviamo poi alcune parti recitate dall’artista cileno Juan A. degli Der Arbeiter (per l’esattezza sui brani Le Chant d’Ivresse e The Great Longing), il risultato è accattivante e mischia ancor di più le carte poste con attenzione sulla tavola (per non parlare del pezzo femminile recitato in italiano da Monica G. Victrix su Stormchaser Unbound). Uno dei miei passaggi preferiti è rappresentato invece da Siris & Zu, spaccato trip/etnico tanto semplice, quando conturbante, prontamente “cancellato” dalla marcia minacciosa dal nome The Enemy. E’ questo il punto più buio del disco, rafforzato prontamente dalla tellurica Stormchaser Unbound (nei primi minuti assistiamo inermi allo schieramento di un qualche enorme esercito, ma poi ci rassereniamo di botto grazie ad un finale che oserei definire drammaticamente etereo) e dalla conclusiva The Great Longing che ci accoglie per mezzo di acuti sciabordii prima di diventare ritualmente oscura (grazie anche all’uso-abuso di sussurri e bisbigli, traghettatori indiscussi verso l’agognata parola fine).

Vedo Du Grand Désir adatto per certi momenti indefiniti, dove l’urgenza di possedere una musica di accompagnamento diventa a dir poco spasmodica. L’artista polacco ha senz’altro qui composto un album interessante e variegato, in grado di premiare le solite persone, persone che conoscono le strade che portano ai nomi meno noti della scena.

Summary

Ur Muzik (2012)

Tracklist:

01. Three Hundred Strokes
02. Du Grand Désir
03. My Tundra
04. Le Chant D’Ivresse
05. Siris & Zu
06. The Enemy
07. Stormchaser Unbound
08. The Great Longing