HellLight – We, The Dead

We, The Dead: gli HellLight tornano con l’ennesima delizia in campo Funeral Doom

Che bello ritrovare i brasiliani HellLight. Non nascondo che ascoltare un loro disco non sia esattamente “una cosa da tutti i giorni”. Bisogna essere predisposti, ma soprattutto pronti emotivamente, perché i nostri chiedono davvero molto in cambio. Oltre alla durata importante dei singoli brani e dell’album nel suo complesso, ciò che propongono è un vero e proprio viaggio mentale e introspettivo,una discesa negli abissi più oscuri dell’anima. Nel 2010, il loro …and Then, the Light of Consciousness Became Hell… mi aveva conquistato profondamente e il suo ricordo arde tutt’oggi, vivido, dentro di me.

Con il nuovo album intitolato We, The Dead gli HellLight confermano ancora una volta la propria maestria nel trasformare dolore, perdita e oscurità in arte sonora.

Composto da sette tracce imponenti (una è un breve ma sentito interludio), questo lavoro è un rituale lento e inesorabile. Un disco pensato per chi è pronto ad affrontare la profondità di un genere particolare e impegnativo come il funeral doom. Il viaggio si apre con Echoes of Eons, un brano che accoglie l’ascoltatore con tastiere eteree, prima che l’incedere pesante e soffocante arrivi lentamente a travolgere ogni cosa. La voce, perfettamente in linea con il ritmo dilatato, scandisce i suoi versi con calma solenne, mentre un’atmosfera plumbea e funerea ci avvolge senza darci alcuna possibilità di fuga.

As a Fading Sun We Lie: l’elevazione nel dolore

Con l’arrivo di As a Fading Sun We Lie, le prime impressioni trovano strada e si consolidano. Il brano è profondamente struggente, e raggiunge vette emotive altissime durante le parti in voce pulita. Sono momenti di pura elevazione, intensi e cristallini. Le parole rischiano solo di sminuire ciò che si prova ascoltandoli.

Desperate Cry calca le profondità e attende una risposta che non verrà mai, parliamo di un passaggio emotivo carico di oscurità in grado di lasciare il fruitore completamente svuotato. Su As Daylight Fades troviamo come ospite Heike Langhans (subito riconoscibilissima), la sua voce va ad impreziosire un pezzo cardine di We, The Dead. Poi, quando entra in campo la voce cavernosa con il verso “Within our soul…”, i brividi sono liberi di correre sulla pelle senza più alcun argine.

In Obsolete Dreams, ogni nota sembra affondare lentamente, trascinando con sé ogni speranza rimasta (le chitarre dipingono classe con dimestichezza). Infine, con the The Last March andiamo a chiudere il cerchio con un brano monumentale e pietrificante di quattordici minuti. Il suo è un crescendo lento e opprimente e le cicatrici che ci troveremo addosso ne attesteranno inesorabilmente la qualità.

HellLight e un posto d’onore dietro ai giganti

Gli HellLight si confermano con We, The Dead come una delle migliori band del settore. Dietro ai mostri sacri c’è un posto che spetta loro di diritto. Una qualità costante e la loro carriera non si possono di certo discutere.

Dopo anni di attesa, tornare ad ascoltare un album come We, The Dead è stato come ritrovare un qualcosa di profondamente caro. Gli HellLight compongono un nuovo requiem per un mondo che ha ormai smesso di sperare. Ma se fate parte di quelli che hanno ancora bisogno di sentire certe corde tirare fino a spezzarsi, allora non avete nulla da temere. Questo disco è un regalo d’autore tutto per voi.

77%

Summary

Meuse Music Records (2025)

Tracklist:

01. Echoes Of Eons
02. As A Fading Sun We Lie
03. Desperate Cry
04. We, The Dead (Interlude)
05. As Daylight Fades
06. Obsolete Dreams
07. The Last March

 

Commenta