Havok – V

In circa undici anni cinque full-lenght, questo il valoroso contributo alla causa del thrash metal da parte degli americani Havok e del loro leader David Sanchez. Le vicissitudini erano partite alla grandissima con quel Burn che ancora oggi reputo validissimo, praticamente in cima alle mie preferenze della band unitamente al terzo Unnatural Selection e al nuovo pargolo V, disco che li conferma in forma e come autentica forza motrice odierna del genere.

V mette in atto tutta la forza e l’esperienza acquisita nel tempo dalla band. Non si registrano filler e le “cose allungate” vengono questa volta ben ponderate e dunque sparate fuori solo al momento giusto (quando la situazione lo richiede, come sempre si dovrebbe fare). Il disco è davvero bello, suonato e prodotto come meglio non si potrebbe, per il resto gli Havok sono sempre gli Havok e molte argomentazioni sono controvertibili. Ma sarà la consapevolezza nei propri mezzi a farla da padrona, i pezzi sono sempre quadrati, essenziali e tecnici quanto basta per risultare efficaci, figli come sempre del thrash metal americano più tecnico e ficcante (i nomi sorgono automatici, suvvia). Le chitarre come sempre impattano energeticamente, scandiscono l’opera a dovere, ma tutto “vince” per rimanere sotto una speciale lente d’ingrandimento, dove ogni strumento spiccherà in prestazione e creatività (la sezione ritmica è pura eccellenza).

Nel loro piccolo gli Havok sono riusciti nel tempo a ritagliarsi un loro universo. Possiamo di certo affermare che non spiccano in personalità (ma d’altronde nel genere è difficile ormai farlo), ma un loro tratto nel tempo lo hanno di certo acquistato, qualcosa nascosto nel loro modo di fare che a suon di battere/insistere è venuto fuori via via rigoglioso e sincero.

I tre quarti d’ora di V sono senza dubbio avvicenti e si prestano nel farsi riascoltare in successione senza sporgersi su dannosi specchi recanti noia. Nelle orecchie si avverte la minima volontà di variazione sul tema e fortunatamente ciò viene supportato da un livello di songwriting convincente e mai stantio.

V comprende 11 canzoni (una sarà una breve strumentale posta nel mezzo) e spara le sue cartucce più affilate e composte proprio nella prima metà. Post-Truth Era apre con tocchi raffinati (il refrain prende 50 e 50 da Kreator e Arch Enemy) e rimane scolpita a lungo, ma non da meno saranno le sue compagne di stanza. Fear Campaign si erge nel rappresentare al meglio questi Havok 2020 ma ancora meglio faranno –a mio gusto- in occasione di Betrayed by Technology (tanto melodica quanto solida, i suoi passaggi vocali risulteranno tra i migliori di tutto il disco), Ritual of the Mind e Interface with the Infinity.

La seconda metà gioca invece una partita con se stessa, alternando pezzi brevi e “scottanti” (una Phantom Force alla “vecchia maniera” che assieme a Merchants of Death forma un binomio che non può mancare dentro un loro full-lenght) ad altri più lunghi, variegati e ragionati. Questi ultimi sono Panpsychism e Don’t Do It, la prima se la prende comoda, inizia acustica e poi si mette a creare situazioni mutevoli con una strofa istrionica alla Dave Mustaine; la seconda suggella il risultato globale con ulteriori otto minuti di assoluta classe -tra spezzoni progressivi e tremente coltellate- rendendo questo viaggio appagante sotto diversi punti di vista.

Gli Havok sono sulla strada giusta, ora bisognerà vedere gli spostamenti che accadranno da qui in avanti. V è dotato di forma intrigante ma anche di uno spessore portante subito ravvisabile che dovrà essere per forza mantenuto.

75%

Summary

Century Media Records (2020)

Tracklist:

  • 01. Post-Truth Era
  • 02. Fear Campaign
  • 03. Betrayed By Technology
  • 04. Ritual Of The Mind
  • 05. Interface With The Infinite
  • 06. Dab Tsog
  • 07. Phantom Force
  • 08. Cosmetic Surgery
  • 09. Panpsychism
  • 10. Merchants Of Death
  • 11. Don’t Do It