Hammerfall – (r)Evolution

Che situazioni beffarde crea il dover crescere mantenendo inalterato il proprio stile. Gli Hammerfall con (r)Evolution lo sanno molto bene.

Che pubblico strano siamo, a volte, quando sembra che non ci vada mai bene nulla. Dare un senso a quello che realmente vogliamo dagli Hammerfall è praticamente impossibile. Loro ci hanno pure provato, timidamente, a cambiare qualcosa, ma si sono subito fermati. Hanno capito, hanno preso tempo per riflettere su cosa fare di se stessi e della loro musica, e su quale strada percorrere.

La risposta è arrivata oggi, alla fine dell’estate 2014. Si chiama (r)Evolution ed è chiara e limpida, gli Hammerfall puntano al passato e al loro classico sound (ormai definibile come immortale). Tanto che nulla sembra cambiato rispetto agli ultimi anni ‘90, tempi d’oro per gli loro e per il movimento heavy metal in generale.

Un po’ lo siamo buffi. Perché se (r)Evolution fosse uscito come loro secondo o terzo album, lo avremmo sicuramente accolto con entusiasmo e in modo trionfale. Invece, esce oggi, in un periodo in cui tutto sembra tiranno, e probabilmente finirà per essere oggetto di critiche contrastanti. Ormai, i palati sono diventati avulsi, esigenti, non si accontentano più delle buone e classiche canzoni, cercano qualcosa di diverso, senza nemmeno sapere esattamente cosa sia.

Perché è diventato così difficile lasciarsi andare di fronte a un disco così semplice degli Hammerfall? Il problema sta davvero nella ripetizione dei concetti o c’è altro, magari in contesti dove la musica c’entra poco o niente? Probabilmente sarà impossibile rispondere con certezza. Ma posso dire di aver comunque trascorso piacevoli momenti con questa loro nuova fatica. Certo, non tutto riesce a emozionare al massimo (e ci risiamo con le domande), il profumo del “già sentito” è sparso ovunque, ma alla fine diventa davvero difficile volere male a Dronjak e soci.

(r)Evolution non è il capolavoro che magari qualcuno si aspettava dagli Hammerfall. Fortunatamente non è nemmeno il flop che in molti invocavano a gran voce. Il disco è un puro esercizio di stile e passione, un’ulteriore e definitiva dimostrazione di volontà e divertimento da parte di questi ragazzi, capaci di arrivare a vertici importanti usando come arma principale l’espediente della semplicità.

L’album spara le sue armi migliori in apertura – come da tradizione – ma bisogna anche riconoscere che alcune gemme si nascondono lungo il percorso. We Won’t Back Down e Origins sono due esempi: la prima propone un interessante connubio tra strofa e refrain, la seconda offre un ritornello che fa il suo bel lavoro di evocazione nostalgica. Alcuni brani però mostrano un po’ di debolezza, pur non raggiungendo quel livello di negatività fastidiosa (mi riferisco in particolare a Live Life Loud, alla ballata di turno Winter Is Coming e a Tainted Metal).

La produzione svolge il suo lavoro in modo decente, mentre la voce di Joacim Cans mi sembra abbia perso un po’ di incisività, risultando più piatta e meno potente rispetto al passato. La sezione degli assoli ha lavorato molto bene (su tutti quelli di Hector’s Hymn), così come quella dei ritornelli, che non ne sbaglia uno (sebbene devo ammettere che quello della title track rovini un po’ il brano; a volte è dannatamente difficile trovare il coro giusto, così si finisce per ripiegare su un coro che ripete il titolo della canzone, e va come va).

Ma tutto era scritto nella copertina. La statua che si rompe, il guerriero che torna in vita dopo il letargo, il cavallo che, appena “sentito il richiamo”, giunge prontamente da chissà dove. Tutto perfettamente descritto dalle note di Bushido, una nuova hit che si rivelerà funzionale alle esibizioni dal vivo. È il classico brano che resta dentro, a prescindere, e in questo caso le sensazioni fioccano, suscitando vecchie nostalgie ormai lontane.

D’accordo, hanno fatto meglio in passato, e pure a metà carriera. Però io dico che è meglio avere un disco del genere in più, piuttosto che non avere nulla di nuovo per le mani.

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Riassunto

Nuclear Blast (2014)

Tracklist:

01. Hector’s Hymn
02. (r)Evolution
03. Bushido
04. Live Life Loud
05. Ex Inferis
06. We Won’t Back Down
07. Winter Is Coming
08. Origins
09. Tainted Metal
10. Evil Incarnate
11. Wildfire

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