Grave Digger – Fields of Blood

Quando una formazione ritorna a battere il ferro del suo album più famoso una prima volta è già un primo segnale di debolezza. Ma quando ci si ritorna sopra per la seconda volta vuol dire che le cose non stanno girando esattamente nel modo in cui volevi. E come dare torto ai Grave Digger? Questa poteva essere la pietra tombale definitiva dopo due dischi tutt’altro che eccezionali. Fields of Blood sembrava nient’altro che il classico prodotto buttato lì per cercare l’ultimo guizzo possibile e loro ben sapevano di non poterlo certo sbagliare.

Dopo Tunes of War arrivò il valido The Clans Will Rise Again (anno 2010, disco che iniziò l’epoca Axel Ritt), e così ecco che le vicende storiche scozzesi possono nuovamente salire alla ribalta con Fields of Blood, disco capace di presentarsi con la solita accattivante copertina.

Le cornamuse sono tornate diligentemente al loro posto sul campo di battaglia, il loro uso appare frequente ma mai forzato (questo mettiamolo pure nei primi segnali positivi che si possono riscontrare) e decora a modo le note spigolose intrecciate dalla band tedesca.

Fields of Blood se togliamo la semi ballad Thousand Tears (cantata assieme a Noora Louhimo dei Battle Beast) è disco che fa un’ottima “massa” (mi sono sentito appagato). Si avrà qualche ritornello più arioso ma in generale ci troveremo di fronte ad un fiume ben deciso a raggiungere il suo traguardo senza contrattempi. Lo ammetto, dopo la sesta canzone avevo una paura fottuta che il disco finisse nello squallore dell’anonimato, rovinato da pezzi privi di “garra”, mosci per non dire spompati dal punto di vista del songwriting. E invece…

Invece il colpo di coda è riuscito benissimo ai Grave Digger, il disco funziona per davvero e non presenta in scaletta quelle temibili canzoni che sanno solo di amaro e “ultra-riciclato”. Non che adesso sembrino un’altra band, il sound è pur sempre quello e da lì non si scappa, ma quantomeno arriva adesso frizzantino, capace di intrattenere grazie al pugno deciso delle strofe e a cavallo di ritornelli tornati finalmente sulla carrozza dei bei tempi.

Fields of Blood parte con All for the Kingdom e Lions of the Sea, due pezzi che hanno il compito di presentare le facce più conosciute del Digger sound. La prima tira giù quel riffing tambureggiante, intenso e penetrante secondo tradizione mentre la seconda aprirà al lato se vogliamo più corale ma comunque ancorato all’intensità della band. Sarà con Freedom che andremo a toccare le vette per quanto concerne la categoria “ritornelli fieri ed eterei che fanno lacrimare” mentre a The Heart of Scotland il compito di presentare la mattonella epica della situazione (brano che esce molto bene sulla distanza, il chorus qualche brividino lo lascia filtrare).

Detto di una Thousand Tears notevole, sentita ed emozionante che le prova tutte per ricreare lo spessore passato di una The Ballad of Mary (Queen of Scots) la seconda parte viene inaugurata da una solida Union of the Crown e proseguita da una My Final Fight quasi zuccherosa, che và però a stabilirsi come anello debole dell’insieme (ma ce ne fossero!).

Gathering of the Clans bada al concreto tornando allo stampo Grave Digger più classico e lascia strada prima ad una Barbarian pregna di sporcizia d’epoca (altro ritornello da ricordare) e poi al “pezzone” da dieci minuti musicati da una title track corale, dai tratti peculiari, sornioni ma esaltanti, accompagnati dal solito ottimo lavoro di Jens Becker al basso.

Se Chris Bolendahl non ruggisce più come un tempo (pazienza, ormai ci basta riconoscerlo, basta l’impegno) c’è da registrare dall’altro lato l’ottima prova di Axel Ritt che tira fuori dal cilindro diversi solos di spessore.

Fields of Blood: “l’ultima grande marcia dei Grave Digger”.

73%

Summary

Napalm Records (2020)

Tracklist:

01. The Clansman’s Journey
02. All For The Kingdom
03. Lions Of The Sea
04. Freedom
05. The Heart Of Scotland
06. Thousand Tears
07. Union Of The Crown
08. My Final Fight
09. Gathering Of The Clans
10. Barbarian
11. Fields Of Blood
12. Requiem For The Fallen